Revenge porn: il voto del Parlamento atteso la prossima settimana

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La settimana prossima il Parlamento sarà chiamato a votare le norme sul “revenge porn”, vale a dire sulla diffusione di video e immagini attinenti alla sfera di intimità sessuale di una persona senza il suo consenso.

Per il premier Giuseppe Conte: “Sono condotte indegne che offendono la dignità della persona, il più delle volte donna, e violano le più elementari regole di convivenza civile. Alcune forze di opposizione hanno già presentato un testo, anche le forze di maggioranza e il governo stesso sono pronti: sarebbe importante che queste norme fossero votate subito, da tutti i parlamentari, donne e uomini, di tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione. Una battaglia di civiltà deve trovarci tutti uniti. contro gli incivili”.

Ma che cos’è esattamente il revenge porn?: E’ la diffusione senza consenso di foto o video molto intimi, che ritraggono atti sessuali o nudità, con lo scopo di denigrare la persona coinvolta. Un fenomeno amplificato dalla diffusione capillare e incontrollabile in rete spesso via social. Questi atti spesso portano alla distruzione della reputazione e della vita stessa della vittima.

Purtroppo la legge ad oggi, non tutela come dovrebbe chi cade nella rete del revenge porn. Ad oggi i più esposti sono gli adolescenti perché il fenomeno è in espansione e colpisce anche e soprattutto chi, il web, lo mastica tutti i giorni .

Proprio tra i ‘nativi digitali’, il revenge porn assume tratti preoccupanti. Secondo una recente ricerca di Skuola.net, che ha coinvolto 6.500 ragazzi tra i 13 e i 18 anni, il 24% di loro ha scambiato almeno una volta immagini intime con il partner via chat o social, ovvero il ‘sexting’. Tra questi, il 15% ha subito la condivisione con terzi, senza consenso, di questo materiale.

Il motivo più frequente, per questo tipo di comportamento è lo “scherzo” (49%), che mostra quanto possano essere sottovalutate le reali conseguenze di tale diffusione. Tra le altre motivazioni, con numeri rilevanti: il ricatto (11%) o la vendetta (7%). Inoltre, il fenomeno è più maschile che femminile, sia in termini di propensione allo scambio che di fughe di contenuto.

La reazione più diffusa a questo genere di situazioni è il silenzio. Il 53% ha fatto finta di nulla, il 31% non ha rivelato i fatti per vergogna, per non essere giudicato.