Separazione delle carriere dei magistrati, via libera dal CdM

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Via libera alla separazione delle carriere dei magistrati. Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare. Soddisfatti il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio che poi ha illustrato il Ddl: “Questo provvedimento epocale si articola su tre principi fondamentali: il primo è la separazione carriere, che attua il principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, gli altri sono la composizione e la elezione del Csm”.

Ha detto Nordio: “La separazione delle carriere non è soltanto una ottemperanza politica nei confronti dell’elettorato che ci ha dato il mandato di attuare questa riforma, e al quale elettorato abbiamo l’obbligo di rispondere in questo modo, ma è anche una ragione tecnica, strutturale e dogmatica giuridica perché un processo accusatorio come quello che ha voluto Vassalli non può reggere sulle fondamenta di una Costituzione che era stata scritta quando era vigente invece il processo inquisitorio voluto da Mussolini. Quindi una ragione tecnica e una ragione politica”.

Su X la soddisfazione della Presidente Meloni: “Rispettato un altro impegno preso con gli italiani. Nel programma del centrodestra avevamo scritto che avremmo riformato la giustizia, e il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale da sottoporre al Parlamento per avere finalmente una giustizia più equa ed efficiente. Una riforma giusta, necessaria e storica”.

Per il vicepremier Tajani è stato coronato il sogno di Silvio Berlusconi: “Grazie a un grande lavoro di squadra il governo ha approvato la riforma della giustizia, ora toccherà al Parlamento dire l’ultima parola però si corona il sogno di Silvio Berlusconi ed era un sogno per i cittadini italiani e non per la persona”.

Il Csm, dal canto suo, ha detto di valutare ogni tipo di azione in “risposta” al provvedimento, incluso anche lo sciopero.