Vigilia di consultazioni al Colle. Pd ribadisce, noi a opposizione
Domani prendono il via le consultazioni per il nuovo governo: i partiti maggiori saliranno al Colle giovedì. Il primo giro di consultazioni dovrebbe risolversi nel giro di 48 ore. Due giorni che, con ogni probabilità, non basteranno a trovare la quadra di una maggioranza parlamentare che, al momento, pare essere ancora lontana dal palesarsi.
Dopo i primi incontri il Presidente avrà davanti una serie di opzioni: affidare un incarico, che potrebbe essere pieno o solo esplorativo, oppure se la situazione fosse ancora molto nebulosa, dare il via a un secondo giro di consultazioni. Non è esclusa nemmeno una pausa di rilfessione per dare ulteriore tempo alle forze politiche di trovare una qualche intesa.
I primi a salire al Colle, domani mattina, saranno i presidenti di Senato e Camera, Alberti Casellati e Fico, seguiti dall’unico presidente emerito ancora in vita, ovvero Giorgio Napolitano. Dopodiché nel pomeriggio inizieranno gli incontri con i gruppi parlamentari.
Intanto il leader della lega Matteo Salvini ha annunciato che se andrà al governo farà togliere le ‘assurde sanzioni’ alla Russia di Putin che stanno causando “un danno incalcolabile all’economia italiana!”.
Il presidente del Parlamento europeo, Tajani invece afferma che senza Forza Italia non si fa alcun governo e continua: “Alle consultazioni si parte dalla base che hanno scelto gli italiani il 4 marzo. La forza di maggioranza relativa è la coalizione di centrodestra. Abbiamo vinto noi, non i 5 Stel Stelle”. Su Salvini Tajani poi ha aggiunto: “Non credo che voglia rinunciare al patto con Fi e tradire l’elettorato”.
L’appuntamento al Colle per il Pd per le consultazioni con il Capo dello Stato è fissato per giovedì alle 10.30. “Ascolteremo Sergio Mattarella – afferma il segretario reggente Maurizio Martina – ma siamo fermi sulla linea dell’opposizione”.
Martina nega l’ipotesi di accordi con i cinquestelle: “Mi pare un percorso molto difficile. Ci sono scelte di merito che ci differenziano. Ho visto finora un ipertatticismo figlio di tempi che non si vedevano dal un bel po'”.
Per il segretario dem non ci sono possibilità nemmeno di dialogare con la destra: “Ci sono punti sostanziali di differenza tra noi e loro”. E ancora: “Non auspico un governo M5s-Lega né tantomeno tifo per un voto anticipato. Dico che l’esito elettorale del 4 marzo ci consegna una funzione, quella di stare all’opposizione. Questo non significa isolarci o metterci in freezer. Dobbiamo ricostruire la sinistra, ripartire dagli errori commessi riconoscendo però il lavoro fatto”. E chiarisce: “Siamo in un momento difficile – conclude – ma io non credo che il Pd sia destinato all’estinzione”.