Violenza sulle donne, il femminicidio diventa reato autonomo: sarà punibile con l’ergastolo


La parola “femminicidio” non sarà più solo usata per indicare l’uccisione violenta di una donna. D’ora in avanti diventa un reato specifico. La parola femminicidio assume infatti la connotazione di “autonoma fattispecie penale” e può essere punita con il massimo della pena, ovvero l’ergastolo. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge per l’introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime. Il provvedimento è passato alla vigilia dell’8 marzo, giornata internazionale della donna.
Per la premier Giorgia Meloni l’aver previsto il delitto come reato autonomo rappresenta “un altro passo in avanti” nell’azione di sistema che il governo sta portando avanti “fin dal suo insediamento” per contrastare la violenza nei confronti delle donne. “Con il ddl – ha evidenziato – diamo una sferzata alla lotta alla piaga dei femminicidi‘. Una piaga che porta con sé una lunga scia di sangue che, solo nell’arco dello scorso anno, ha fatto registrare una donna uccisa ogni tre giorni. Quest’anno, invece, le vittime di femminicidio sono finora sei. E questo accade nonostante ci sia stato un primo intervento normativo del governo che aveva introdotto l’arresto in flagranza differita. Il femminicidio reato specifico, è per la ministra alle Pari Opportunità Eugenia Roccella “una novità dirompente, non solo giuridica ma anche sul piano culturale” perché, ha spiegato, si tratta “soprattutto di un tentativo di produrre un mutamento culturale“.
Ma non è solo nei confronti dei responsabili di femminicidi che il governo ha deciso di incrementare le pene: il ddl prevede aggravanti e aumenti di pena anche per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn. Altro capitolo previsto è quello legato alle pratiche di mutilazioni degli organi genitali femminili che riguardano tante migranti che vivono in Italia. Pene più dure anche per chi provoca lesioni permanenti al viso, come quelle procurate dal lancio di acido (sperimentato purtroppo da tante donne), così come in caso di omicidio preterintenzionale, di interruzione di gravidanza non consensuale, di atti persecutori e nei confronti di chi costringe con la forza una donna a compiere o subire abusi sessuali.
La nuova normativa prevede modifiche anche per quanto riguarda i magistrati: i pubblici ministeri dovranno ascoltare direttamente le vittime senza delegare l’audizione alla polizia giudiziaria e sono estesi anche per loro gli obblighi formativi. Il ddl limita inoltre l’accesso ai benefici penitenziari per coloro che compiono reati del codice rosso ed introduce il diritto per le vittime di essere avvisate anche dell’uscita dal carcere dell’autore condannato a seguito di concessione di misure premiali.
La nuova normativa, ha assicurato la ministra alle Riforme istituzionali Elisabetta Casellati, sarà “propedeutica alla presentazione di un testo unico“, a cui stanno lavorando vari ministri, che conterrà tutte le norme che riguardano i diritti delle donne sia sul versante giudiziario sia su quello dell’empowerment femminile. Per il ministro alla Giustizia Carlo Nordio si tratta di “un risultato epocale“, di “una grande svolta”, anche perché tra le novità previste c’è l’attenzione riservata alla vittima: come l’obbligo che sia ascoltata in varie fasi, dalle indagini al patteggiamento fino alla liberazione del suo aggressore. Il suo parere non sarà vincolante ma il magistrato dovrà comunque fornire, anche in base a questo, le motivazioni delle sue decisioni.