Al Faber Box un mega murale racconta la storia della città
Nuovo look per il Faber Box di Schio. Da sabato sulla parete ovest dell’edificio di viale Tito Livio è possibile ammirare un mega murale, di quasi sedici metri di larghezza per venti di altezza creato in poco più di una settimana, che racconta per immagini la storia della città e del territorio. Una maestosa opera di street art realizzata dall’artista ACME 107, che ha deciso di intitolarla “Scledum”. Alessandro Rossi, la Fabbrica Alta e il Giardino Jacquard sono alcuni dei simboli più evocativi rappresentati e affiancati dalle forme e dai colori del paesaggio locale e dalle immagini di luoghi “più attuali”, proprio come il Faber Box.
«Questo disegno fonde la storia di ieri con quella di oggi rappresentata dal Faber Box, spazio innovativo di studio e svago dove i giovani si ritrovano e dove hanno la possibilità di elaborare nuove opportunità per il futuro» spiega ACME 107 nella descrizione della sua opera dove si notano anche alcune scatole (boxes) che rotolando rappresentano il positivo fermento di idee proveniente dal Faber Box.
«Il progetto rientra nell’ambito del bando cultura ed è stato presentato dall’associazione Jeos di Torri di Quartesolo che ha incaricato ACME. Già da tempo in città abbiamo cercato di dare spazio alla street art, con diversi murales e anche con degli eventi a tema – spiega l’assessore alle politiche giovanili, Barbara Corzato –. Si tratta di una forma artistica dall’alto valore. Non solo permette di dare risalto e decoro ad aree della città più o meno centrali, ma soprattutto con la sua poetica ha un vero e proprio potere sociale capace di stimolare riflessioni ed emozioni sul presente. Stiamo puntando molto sulla promozione della street art a Schio e stiamo pensando anche alla realizzazione di un festival dedicato».
Ma non è tutto. Il murale, infatti, è stato “svelato” al pubblico dopo il convegno “Inside the box” durante il quale è stato presentato il Faber Box come oggetto di uno studio sociologico realizzato da Gabriele Cazzola, 24 anni di Malo, che si è laureato in sociologia a Trento proprio con una tesi che approfondisce l’impatto sociale della struttura di viale Tito Livio sul territorio. Nell’ambito della tesi Cazzola ha realizzato anche un breve documentario intervistando chi ha contribuito alla sua realizzazione e chi anima quotidianamente i suoi spazi attraverso le numerose attività pensate per i giovani. Da questo video, dunque, si è aperto un confronto sul rapporto tra la città di Schio e le nuove generazioni andando a scattare una fotografia del Faber Box come interessane laboratorio di innovazione sociale. «Faber Box è una realtà in pieno divenire, nella quale progettualità, spazi aggregativi e iniziative dal basso si fondono in un unico ambiente volto a favorire la crescita personale e il senso civico dei ragazzi – commenta Gabriele Cazzola, sociologo e autore del documentario –. Queste condizioni liquide e incerte, che caratterizzano il “neonato” Faber Box, sono un eccezionale laboratorio di innovazione sociale».
Ospite dell’evento, l’attore e regista Andrea Baglio, che attraverso la condivisione della propria testimonianza professionale evidenziato il valore strategico dell’unione di creatività e imprenditorialità, valori che oggi il Faber Box rende ancor più vicini ai giovani dell’Alto Vicentino.