Attentato a Karachi, un imprenditore scledense: “Polizia dappertutto e scorte armate”
Ritrovarsi a una manciata di chilometri dal luogo di un’attentato, in una città blindata all’inverosimile. E’ l’avventura che sta vivendo un imprenditore di Schio nostro lettore – che preferisce non apparire – e che ci ha contattato da Karachi (Pakistan), dove stamane almeno sette persone sono morte durante un’attacco al consolato cinese, che dista solo alcuni chilometri dall’hotel dove risiede in questi giorni. Una seconda esplosione, in un bazar nel nordovest del paese, ha causato altre 25 vittime. L’attacco al consolato di Pechino è stato rivendicato dal gruppo armato di Liberazione del Balochistan (una provincia instabile del sud-est del Pakistan).
“Mi trovo qui da alcuni giorni – afferma l’imprenditore scledense, che si trova nell’instabile paese asiatico per motivi d’affari -. Io sto bene e dell’attentato sono stato informato solo questa sera in albergo, ma il clima in città è sempre di allerta. Non è la prima volta che vengo in Pakistan e anche questa volta mi hanno consigliato di muovermi solo con la scorta armata e così ho fatto”.
“I militari qui son sempre presenti, in diversi punti della città. Ieri, ad esempio, – continua l’imprenditore – le strade erano tutte bloccate, pare per una sommossa. Agli stranieri è vietato andare in giro e per accedere all’hotel le auto vengono fermate con delle barriere che si aprono solo dopo che le guardie hanno controllato chi è e cosa ha con sè. Peraltro, è lo stesso hotel dove nel 2002 in un attentato sono morti un gruppo di tecnici francesi, proprio qui nella sala in cui mi trovo ora”.
La polizia ha dichiarato che tre o quattro membri del gruppo di attentatori hanno provato entrare nel consolato cinese e, quando sono stati bloccati all’ingresso, hanno cominciato a sparare e lanciare granate. I tre assalitori sono stati uccisi dalle forze di sicurezza prima che riuscissero a entrare nell’edificio. Nello scontro a fuoco sono morti anche due agenti di polizia. Un portavoce dell’ospedale Jinnah, dove sono stati trasportati i feriti, ha detto che sono arrivati anche i corpi di due civili, si tratterebbe di un uomo e di suo figlio, che si erano recati lì per ottenere un visto. Nessun ferito invece fra i dipendenti del consolato.
La Cina sta investendo molto in Pakistan, dove ha messo in piedi un progetto di 60 milioni di dollari per creare infrastrutture. Karachi è la città più popolosa: ben 27 milioni di abitanti. Nel comunicato diffuso dopo l’assalto, l’Esercito di liberazione del Belucistan ha detto che l’obiettivo del consolato era stato scelto perché “la Cina sta sfruttando le nostre risorse”.