Autopsia sui coniugi morti. Marigo: “Intervenuti su richiesta del medico di base”
Il pubblico ministero ha aperto un’inchiesta sulla morte di Enzo Bronzato e Nadia Predebon, i due anziani coniugi trovati morti ieri in un appartamento in via Pecori Giraldi 17, in zona Sacro Cuore a Schio. Il magistrato ha disposto l’autopsia sui corpi, anche se ci son pochi dubbi sul fatto che per una tragica fatalità del destino entrambi siano morti per cause naturali, a poca distanza di tempo uno dall’altra, nella serata di domenica. Il primo a sentirsi male, secondo la ricostruzione dei carabinieri di Schio, sarebbe stato il marito, crollato a terra dalla sedia in sala da pranzo. La donna, nel tentativo di soccorrerlo, sarebbe stata colta a sua volta da malore. Entrambi soffrivano di numerose e gravi patologie.
Entrambi i coniugi erano affetti da numerose patologie croniche, per questo nei mesi scorsi il medico di famiglia aveva allertato i servizi sociali chiedendo l’attivazione dell’assistenza domiciliare per la coppia. “Avevamo avviato a febbraio il servizio dei pasti al loro domicilio – racconta l’assessore al sociale del Comune di Schio, Cristina Marigo – e anche quello di assistenza domiciliare. Sono servizi che attiviamo sempre quando una persona non è in grado di badare a se stessa. Questa coppia non riteneva di avere bisogno di questi aiuti, ma l’attenzione del loro medico di famiglia, che ha avuto la sensibilità di segnalare la situazione agli assistenti sociali, ci ha consentito di intervenire. Gli operatori pasti non sono semplici addetti alla consegna dei pasti, ma operatori socio-sanitari. Il loro compito infatti è proprio quello di entrare in casa, scaldare il cibo, verificare le condizioni di vita delle persone seguite, raccoglierne i bisogni e allacciare relazioni umane. Nel caso di questi due anziani, avevamo attivato anche alcune ore di assistenza domiciliare per la cura della persona e dell’abitazione”. A gestire il servizio in convenzione con il Comune, per entrambi i servizi, è la cooperativa sociale Mano Amica di Schio.
Nel caso specifico, l’assessore spiega che, come raccontano gli assistenti sociali, a volte accadeva che Bronzato e Predebon (che non avevano figli o parenti in zona) non rispondessero al primo suono del campanello, perché magari erano ancora a letto. Tentato un paio di volte senza ottenere risposta, l’operatore finiva il proprio giro per poi tornare da loro con i pasti, di solito riuscendo a farsi aprire. Ieri, quando non c’è stato verso di farsi rispondere, l’operatore si è fatto aprire la porta d’ingresso dello stabile da un vicino ed è riuscito ad intravvedere i due corpi a terra, facendo quindi partire l’allarme ai vigili del fuoco e al Suem.
Dopo la drammatica morte in solitudine di Walter Dal Zotto a Valli del Pasubio, un’altra tegola si abbatte così sui servizi sociali scledensi. Che il sociale sia un ambito di intervento sempre più sotto pressione, e che richiede sempre maggiori risorse e attenzioni, è un dato di fatto che emerge anche solo guardando i dati demografici e sociologici: aumento della popolazione anziana con relative patologie come la demenza senile, aumento delle famiglie composte da una sola persona o da un solo genitore, disgregazione dei matrimoni a causa di rapporti affettivi sempre più precari, difficoltà a costruire attorno alle persone in difficoltà una rete di sostegno di vicinato. Dati a cui si aggiungono i tagli ai bilanci comunali e ai fondi socio-sanitari.
Si poteva fare di più per Enzo Bronzato, Nadia Predebon e Walter Dal Zotto (che ricordiamolo aveva rifiutato qualsiasi aiuto da parte degli operatori sociali di Schio, suo paese di residenza)? Necessitavano di un ricovero in una struttura? Quante altri Enzo, Nadia w Walter possono esserci dietro la porta di un’abitazione non solo a Schio ma in tutti gli altri Comuni? Mai come oggi enti locali, Ulss, terzo settore, volontariato e singoli cittadini devono forse interrogarsi su un sistema di aiuto ai più deboli che fino a pochi anni fa nel nostro territorio era un’eccellenza e che ora sembra mostrare sempre più, forse, la sua inadeguatezza nel far fronte a bisogni in rapida (e drammatica) trasformazione.