Bagno di folla per il Nobel che racconta le “oscillazioni del tessuto spazio tempo”
Kip Thorne, il ricercatore americano che l’anno scorso è stato insignito del nobel per la Fisica per le sue scoperte sulle onde gravitazionali, ieri sera è stato accolto con entusiasmo da novecento scledensi – e non, moltissimi dal pubblico venivano da fuori – al teatro Astra. Un pubblico attentissimo, che ha ascoltato in silenzio lo studioso 77enne, uno dei massimi esperti al mondo di fisica della gravitazione ed astrofisica, ricostruire tutto il percorso che a partire dagli anni ’70 ha portato alla creazione dei laboratori Ligo Virgo – costituite da due strutture negli Stati Uniti, nello Stato di Washington e in Louisiana, più una terza struttura (associata) in Europa – dove per la prima volta, il 14 settembre 2015, sono state rilevate delle onde gravitazionali. Lo scienziato è arrivato a Schio accolto dagli Astrofili Scledensi, gruppo di appassionati che quest’anno festeggia i 40 anni di attività.
“300mila anni fa – ha raccontato lo scienziato – quando sulla Terra c’erano ancora solo gli uomini di Neanderthal, le onde gravitazionali derivanti dalla fusione fra due buchi neri, uno grande 29 volte il Sole e uno pari a 36 volte la nostra stella, hanno raggiunto la Via Lattea”. Ed è proprio questa oscillazione che è stata avvertita tre anni fa, nei laboratori Ligo, dal team di Thorne. L’equipe, in decenni di ricerca e basandosi su studi e ipotesi assolutamente avveniristici, ha realizzato nei propri impianti degli “interferometri”, strumenti di grandi dimensioni che in teoria (era solo teoria, perché nessuno l’aveva mai fatto prima) dovevano riuscire a rilevare oscillazioni assolutamente non legate a fenomeni elettromagnetici: per l’appunto le onde gravitazionali, teorizzate un secolo fa da Albert Einstein. “Einstein, che definì la gravità come increspatura dello spazio e del tempo, riteneva che fosse estremamente improbabile che un giorno queste onde venissero rilevate: nel frattempo, però, la nostra tecnologia è avanzata sempre di più”.
Gli interferometri costruiti nei laboratori Virgo – frutto di collaborazioni fra gli istituti americani Mit e Caltech, ma partecipati anche da centinaia di scienziati e ricercatori da tutto il mondo, pure italiani – sono degli impianti molto lunghi, a forma di “L”, che in massima sintesi sono costituiti da un sistema di specchietti in contenitori tubolari privi di aria all’interno. Gli specchietti non vengono influenzati da fenomeni elettromagnetici, viceversa oscillano quando sono attraversati da onde gravitazionali. “Il 14 settembre 2015 l’impianto era appena terminato, era stato attivato per prova. E subito ha rilevato un’onda gravitazionale” ha spiegato Thorne. Per mesi l’equipe di Thorne ha studiato l’oscillazione rilevata, rendendo nota la scoperta solo a febbraio dell’anno successivo. “La fusione fra i due buchi neri aveva portato ad un buco nero di 63 volte le dimensioni del Sole, quindi “mancavano” 3 Soli: le tre masse mancanti erano le onde gravitazionali giunte fino a noi”. Il ricercatore, nell’incontro, ne ha dato anche una descrizione: “Sono oscillazioni del tutto diverse dai fenomeni elettromagnetici. Le onde elettromagnetiche si propagano attraverso lo spazio-tempo, le onde gravitazionali invece attraversano la materia senza esserne assorbite e sono oscillazioni del tessuto stesso dello spazio tempo”.