Eberle su Ava: “Comune di Schio isolato, è incapace di fare da guida all’Alto Vicentino”

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Forse quando in campagna elettorale parlava di Schio gestito come un “paesotto”, Cristiano Eberle pensava proprio (o anche) alle scelte dell’amministrazione Orsi-Marigo dentro ad Ava, che si sono delineate prorompenti nell’assemblea dei soci del 30 agosto, nella quale il terzo Comune del vicentino non è riuscito a portare sulle sue posizioni gli altri 30 Comuni soci. Il voto sulla chiusura della linea 2 ha visto infatti votare favorevolmente solo la sindaca di Schio Cristina Marigo, col voto contrario degli altri 30 Comuni, mentre quello sulle linee guida del futuro piano industriale il Comune di Schio ha espresso voto contrario e Marano e Torrebelvicino si sono astenuti.

Cristiano Eberle, da consigliere comunale ed ex candidato del centrosinistra alle recenti elezioni comunali  come valuta le scelte del Comune di Schio in seno ad Ava?
“E’ stato un modus operandi assolutamente discutibile. E’ inutile negare l’evidenza: la pubblicazione, su stampa e social, di dati non puntuali, di informazioni sommarie, di scenari fuori contesto e, in alcuni frangenti, anche di peculiari illazioni prive di alcun raziocinio, sono in parte attribuibili alla sindaca e ad alcuni assessori. La politica, anche locale, con la P maiuscola, non è solo ideologia ma è anche e soprattutto capacità di realizzare gli obiettivi: sono dieci anni che si discute di Linea 2 e il Comune di Schio non è riuscito ad ottenere alcunché. Non è neppure riuscito a trasferire le proprie convinzioni agli altri Comuni soci di Ava, prova ne è l’esito della recente assemblea nella quale Schio ha votato contro anche rispetto alla fusione con Soraris. L’Altovicentino deve agire, e interagire, in modo efficace. L’Altovicentino ha bisogno di Schio tanto quanto Schio ha bisogno dell’Altovicentino. Ciò detto il reale bilancio politico di quanto accaduto, indipendentemente dalla bontà delle diverse posizioni assunte, certifica l’isolamento del Comune di Schio, incapace di assumere una positiva leadership nel contesto dell’Altovicentino. Ne certifica l’incapacità di governare i processi decisionali a beneficio del territorio”.

Ava, Comune di Schio all’angolo: 28 sindaci per il “sì” al potenziamento dell’impianto

Cosa pensa delle decisioni assunte dall’assemblea dei soci rispetto all’ammodernamento e potenziamento del termovalorizzatore?
“Anzitutto credo che sul futuro di Ava sia indispensabile pianificare un percorso di confronto con le comunità locali i cittadini e le associazioni, che si fondi su scenari oggettivi e senza alterare la realtà. A guidare questo percorso deve esserci il principio della complementarità nella scala gerarchica del ciclo del rifiuto: prima viene la sua riduzione, poi il suo riciclo, infine lo smaltimento di quel che rimane. Il rifiuto di oggi, insomma, deve trasformarsi nella materia prima del domani. Ma è anche evidente che occorre aver presente la criticità più rilevante, ossia la misurazione oggettiva del grado di inquinamento atmosferico generato dalla termovalorizzazione. In generale, su questo tema nelle ultime settimane, come detto, ho riscontrato su stampa e social troppe informazioni sommarie e scenari fuori contesto  e non credo che questo sia un buon inizio per un percorso di confronto. La buona politica è concreta responsabilità verso la comunità e il territorio e necessita di una ferma onestà intellettuale”.

Lei ha detto che il rischio è perdere il controllo di Ava, se non si agisce ora.
“E’ un dato di fatto. Ava è una società che beneficia di un affidamento diretto del servizio senza che vi sia stata una gara. In estrema sintesi, i Comuni soci hanno deciso, legittimamente, che la propria società sia il soggetto migliore a cui affidare questo servizio, è il cosiddetto house providing. Ava per questo deve concentrare almeno l’80% della propria attività sui servizi da erogare ai Comuni soci e questi ultimi devono obbligatoriamente esercitare un controllo puntuale sulla gestione della società. Il principale effetto positivo di questo è che la gestione del termovalorizzatore è in mano pubblica e locale e questo per i cittadini è una garanzia sia rispetto al controllo dei rifiuti all’ingresso dell’impianto, sia alle emissioni in uscita. Ma dobbiamo ricordare che, per il Testo Unico sui Servizi Pubblici, l’attuale posizione di Ava potrebbe modificarsi qualora nel mercato vi fossero altri gestori ai quali, tramite gara, affidare il servizio. E stiamo parlando di una gara europea, data l’entità dei valori economici in gioco. Ipotizziamo che il vincitore della gara sia un big player del mercato: quale sarebbe la sua attenzione rispetto alle emissioni? Si preoccuperebbe di essere semplicemente entro i limiti di Legge o il controllo sarebbe puntuale come lo è ora, esercitato localmente e con modalità trasparenti? La scelta dei rifiuti da termovalorizzare sarebbe definita come avviene ora? Il nuovo gestore continuerebbe ad investire con continuità per rendere ancora migliori le emissioni in atmosfera? Sono tutte domande che dobbiamo farci quando prendiamo delle decisioni”.

Però la proprietà del termovalorizzatore è di Ava e quindi il rischio non sussiste…
“In realtà non è così, perché sempre il Testo Unico prescrive che al soggetto gestore individuato tramite gara debba essere affidata la gestione anche degli impianti. Per cui esserne i proprietari, per come lo intendiamo noi, non sarebbe più un punto dirimente: l’impianto sarebbe comunque nella piena ed autonoma disponibilità del nuovo gestore. Da tutto questo pare evidente come la priorità assoluta per noi è mantenere il controllo pubblico e locale dell’impianto. Ben venga quindi la fusione con Soraris, altra società pubblica, che consente di sviluppare la presenza di Ava nel territorio. E ben venga la strategia di Ava di avere un ruolo di gestore determinante nell’intero bacino vicentino, un ruolo di leadership che le consenta di mantenere un rigido controllo sulla gestione del termovalorizzatore”.