Elezioni regionali, viaggio tra i candidati consiglieri: Carlo Cunegato (Veneto che Vogliamo)
Ha chiuso la campagna elettorale ieri sera in piazza Falcone e Borsellino a Schio davanti a circa 150 persone, ribadendo i suoi impegni in caso di elezione. Carlo Cunegato, 38 anni, candidato scledense de il Veneto che Vogliamo in appoggio ad Arturo Lorenzoni, prova a passare dall’impegno in consiglio comunale a Schio, dove è presente ancora dalla tornata 2014-2019 sui banchi dell’opposizione, all’impegno in Consiglio Regionale.
Sposato e padre di due figli, insegna nella scuola pubblica, ama correre e studiare e tiene conferenze per la società filosofica italiana nei comuni dell’Alto Vicentino.
Cunegato, di cosa ha bisogno il Veneto nei prossimi cinque anni? “Ha bisogno di una grande scossa. Ci siamo adagiati pensando che questa sia la migliore delle regioni possibili, invece negli ultimi venticinque anni abbiamo perso terreno, in tutti i campi. La sanità, che agli inizio degli anni Duemila era un’eccellenza, oggi è in declino e sempre più privatizzata. La politica urbanistica dissennata della Lega ha cementificato negli ultimi 25 anni un territorio grande come la provincia di Rovigo: 1.800 chilometri quadrati. C’è bisogno di un cambio di passo sulla limitazione del consumo di suolo, modificando la legge 14/2017, visto che siamo in cima alla classifica da tre anni, come spiega il rapporto Ispra.
Il dissesto del territorio, d’altronde, è ormai evidente. Bisogna investire nella mobilità sostenibile, riprendendo il progetto abbandonato dalla Lega del Sistema ferroviario metropolitano di superficie, che collega le città venete con una metropolitana ogni 15 minuti. Dobbiamo sfruttare al massimo il Recovery Found per l’elettrificazione della rete ferroviaria. E’ possibile definire moderna ed efficiente una Regione che ha tre aeroporti che non sono collegati con la ferrovia? E’ moderna una regione dove per andare in treno da Schio a Vicenza ci metti 50 minuti? In questa tratta c’è ancora un treno a gasolio, pensa che non li fanno più.
Infine i nostri giovani vanno a studiare via, l’8% dei lavoratori laureati tra i 25 e i 39 anni se n’è andato negli ultimi tre anni: un’emorragia di capitale umano. Da trent’anni non c’è una politica industriale in Veneto, siamo sempre più terzisti degli altri paesi, investiamo l’1,3% in ricerca e sviluppo, contro l’1,4% della media italiana e il 3% della Germania. Bisogna cambiare passo, prima che sia troppo tardi”.
Quali impegni ti prendi se sarai eletto? “Anzitutto quello di continuare la battaglia in difesa della sanità pubblica. Negli ultimi anni la Regione ha dirottato le risorse dal pubblico al privato e questo, oltre a mettere in discussione il diritto alla cura di tutti, spesso crea sprechi di denaro pubblico. Lo sapete che una ecografia muscolare in un centro convenzionato costa 60 euro e che la Regione paga i centri convenzionati 180 euro ad ecografia? Lo sapete che nell’Ulss 8 un anestesista a gettone delle cooperative viene pagato 100 euro l’ora, ovvero 800 euro al giorno? Nell’ultima delibera la Regione ha dirottato 6 milioni di euro ai centri privati.
Mi batterò poi perché venga fatta la riforma delle Ipab, ossia le case di riposo, che aspettiamo dal 2000. Siamo l’unica Regione, con la Sicilia, in questa situazione. Zaia, decidendo di non decidere, sta privatizzando senza dire che privatizza, esternalizzando i servizi. Guarda al modello lombardo, che ha trasformato le case di riposo in fondazioni private: abbiamo visto cosa è successo con il Covid! Noi guardiamo invece al modello emiliano, dove le Ipab sono pubbliche. Oltre alla modifica della legge sul consumo di suolo 14/2017, mi impegnerò poi per realizzare un modello di sviluppo economico diverso. Siamo diventati l’anello debole della catena di valore mitteleuropea. Proponiamo la Fraunhofer, una istituzione che esiste in Germania: un ente che ha assunto migliaia di ricercatori, i quali lavorano per la rete di imprese. Dobbiamo ricominciare a creare prodotti ad alto valore aggiunto. Non c’è più tempo”.
I tuoi detrattori dicono che hai cavalcato il tema della sanità a fini elettorali e che la sanità veneta è comunque una delle migliori, se non la migliore, d’Italia. Cosa rispondi? “Dico che i miei detrattori mentono sapendo di mentire. La prima interrogazione in cui esprimevo la mia contrarietà rispetto alla fusione per incorporazione con Bassano risale al gennaio del 2016. Da una mia mozione del 2017 è nata la Commissione di studio e ricerca nel comune di Schio sull’impatto della fusione nei servizi del territorio. Ho scritto tre interrogazioni sullo scandalo della chiusura del Centro di Salute Mentale. Anche dal mio impegno è nata una manifestazione che ha portato in piazza il 16 novembre scorso quattromila persone. E’ una battaglia che non è iniziata durante la campagna elettorale, come per altri candidati, ma che dura da molti anni. La Lega definisce la nostra sanità un’eccellenza, spesso paragonandola alla qualità della sanità delle regioni del sud. Dovremmo invece chiederci com’era all’inizio degli anni 2000 e com’è oggi. La scelta di costruire ospedali in project financing (che noi vogliamo ricontrattare mettendo al centro l’interesse del pubblico), la riforma della sanità del 2016 che, concentrando le decisioni nell’Azienda Zero, hanno demolito un sistema socio sanitario orizzontale, dove sindaci e territori contavano nella costruzione dei servizi, in un sistema verticale e accentrato: paradossale per chi si definisce autonomista. Adesso è surreale che perfino i politici di destra del territorio continuino a definire la sanità un’eccellenza. Poi, però, hanno rifiutato tutti i miei inviti ad un dibattito pubblico, perché la loro propaganda si sarebbe sgonfiata di fronte ai dati di realtà. A Santorso mancano 6 neurologi su 8, 14 medici del pronto soccorso su 21, 3 oncologi su 6, e potrei continuare. Hanno chiuso da più di un anno il Centro di Salute Mentale di Schio, lasciando sole le persone con problemi psichiatrici: una vergogna. Ad Asiago non c’è più il punto nascite, hanno chiuso il reparto di pediatria e di ginecologia, la riabilitazione cardiologica, chirurgia e ortopedia sono ridotte all’osso. I veneti e i vicentini meritano di più. Diamo una scossa a questa regione addormentata da 25 anni. Riprendiamo la via dei diritti per tutti e di uno sviluppo attrattivo e sostenibile!”.