Fanghi civili a Ca’ Capretta, Coalizione Civica: “Operazione frutto di promesse non mantenute”
Si ‘impantana’ sul caso fanghi da smaltire il dibattito politico a Schio. Ancora una volta, su fronti contrapposti, il duo di Coalizione Civica composta da Carlo Cunegato e Giorgio De Zen assieme all’attiva consigliera indipendente Maura Fontana, dall’altra il Sindaco Valter Orsi.
Nel mezzo stavolta Viacqua e il suo presidente Giuseppe Castaman che, con l’annuncio di fanghi da termovalorizzare nel sito scledense, ha rianimato un tema annoso: “Sebbene la risposta, arrivata direttamente dall’azienda e che il sindaco si è limitato a girare, contenga delle rassicurazioni in merito – spiegano i consiglieri di opposizione – crediamo che la strada scelta sia il frutto di mancate decisioni passate. D’altronde Orsi è giunto ad amministrare questa città parlando nel suo programma di una progressiva dismissione del termovalorizzatore e invece ad oggi nulla è stato fatto in quella direzione. Una grandissima promessa mancata da questi nove anni di giunta civica: l’aumento della raccolta differenziata nei nostri comuni avrebbe dovuto suggerire una riduzione della capacità di incenerimento dei rifiuti, chiudendo la seconda linea più vetusta come proposto quattro anni fa da tutto il centro sinistra”.
Dichiarazioni comunque perentorie nonostante le precisazioni sull’origine dei fanghi oggetto di smaltimento, una sperimentazione almeno in prima battuta, così come chiarito nella comunicazione pervenuta da Castaman: “I fanghi aventi codice CER190805 che andremo a essiccare sono tutti derivanti dal trattamento delle acque reflue urbane dei soli impianti gestiti da Viacqua, nella fase di verifica addirittura dal solo impianto di depurazione di Schio, questo previa caratterizzazione chimico-fisica e autorizzazione di Alto Vicentino Ambiente. Segnalo, per ulteriore chiarezza, che gli esiti delle analisi condotte hanno dimostrato l’assenza di sostanze perfluoroalchiliche“.
Una scelta, quella di Viacqua, dettata anche dalla contingenza economica con le aziende private di smaltimento ormai sul mercato con tariffe proibitive, complice un quadro normativo sempre più complesso che di fatto mette in difficoltà le casse dell’azienda a totale proprietà pubblica: “Noi capiamo tutto, ma il fatto che ci sia bisogno di incenerire fanghi – incalzano Cunegato, De Zen e Fontana – testimonia che si è ‘deciso di non decidere’ su cosa fare della linea più vecchia del termovalorizzatore. Una sconfitta per chi solo pochi anni fa, proponeva una sua graduale dismissione. E invece oggi si trova a dover difendere tale scelta, cercando di riassicurare i cittadini sul tema ambientale: quegli stessi cittadini che lo hanno votato pensando che si sarebbe andati in quella direzione quando invece è proprio il contrario”.