Il saluto romano per ricordare i morti dell’Eccidio non è reato: assolti 12 manifestanti

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Una manifestazione di commemorazione delle vittime dell'Eccidio di Schio (qui quella del luglio 2017)

Il Tribunale di Vicenza ieri, 6 settembre, ha assolto le 12 persone accusate di aver compiuto “manifestazioni usuali del disciolto partito fascista” durante le commemorazioni dell’Eccidio di Schio del 7 luglio 2022. I manifestanti in quella occasione avevano infatti fatto, come avviene d’altronde ogni anno, il saluto romano al grido “presente!” ed erano finiti a processo.

La decisione del tribunale berico è stata presa a seguito della sentenza della Corte di Cassazione, che lo scorso gennaio è intervenuta a Sezioni Unite dando l’interpretazione che il saluto romano violerebbe la legge Scelba solo se il gesto è unito al concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista. Deve insomma andare a braccetto con altre azioni e non essere fine a sé stesso in una commemorazione “nostalgica”.

La pubblico ministero Serena Chimici contestava loro la violazione dell’articolo 5 della Legge Scelba,  poi l’udienza dello scorso gennaio era stata però rinviata in quanto il gup Mattia Mantovani aveva deciso, in accordo con il pubblico ministero e gli avvocati Antonio Radaelli, Gabriele Bordoni e Luigi Dalla Rosa, di attendere il verdetto delle sezioni unite penali della Corte di Cassazione. Ora, seguendo l’interpretazione della norma fissata dalla Cassazione (che è il terzo grado del nostro sistema giudiziario e valuta la legittimità di ultima istanza delle sentenze emesse dalla magistratura ordinaria) e l’impostazione difensiva degli avvocati, il tribunale ha deciso per l’assoluzione dei dodici imputati, tutti dai 28 ai 53 anni, provenienti da varie zone del Veneto e della Lombardia.