La comicità di Debora Villa apre il 2025 a Schio: “Faccio ridere prendendomi in giro”

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Giovedì 16 gennaio ore 21 al Teatro Astra di Schio sarà in scena la comicità terapeutica di Debora Villa, con il suo spettacolo “Tilt, esaurimento globale”. Un’artista poliedrica e senza confini, che ama sperimentare e imparare indagando l’animo umano e cercano di sorridere sulle ombre che lo circondano. Un’attrice che ha fatto tutto: tv, serie tv, situation commedy, cinema, teatro, radio, cabaret, è sceneggiatrice. Nota al grande pubblico per le sue partecipazioni televisive a “Camera Cafè”, “Zelig” e “Comedy Match”, porta in scena un viaggio interiore alla ricerca della felicità in continua interazione con gli spettatori.

La sua pagina Wikipedia è lunghissima! E’ tutto vero?
“(risata) Sì sì, è un po’ che non la guardo, ma dovrebbe essere tutto vero. A parte quando hanno scritto che sono lesbica e siccome non è vero, anche se non sarebbe un problema ovviamente, volevo cambiarla: ma i diretti interessati non possono modificare le informazioni che li riguardano”.

Quali solo le esperienze che l’hanno di più formata?
“Sicuramente il personaggio di Patty di Camera Cafè è uno di quelli a cui sono più legata. Si trattava di un format francese e il mio personaggio omonimo era un po’ diverso da me: con gli anni l’ho sentito sempre più mio e posso dire di aver contribuito al suo sviluppo. Allo stesso tempo il personaggio si è modificato per osmosi, in funzione dell’evoluzioni degli altri protagonisti, come se fossimo un gruppo di lavoro in un ufficio vero. E’ stata una bellissima esperienza e con il personaggio di Silvano ci sentiamo ancora spesso”.

Si definisce una comica? Quando ha pensato di diventarlo!?
“Sì certo, mi sento una comica. Ho iniziato un po’ per caso certo ma anche un po’ per vocazione. Ho cominciato a fare teatro nel mio paesello, ho fatto i corsi di Grock, poi ho lavorato con Raul Manso e di recente ho partecipato ai seminari di John Strasberg”.

I testi li scrive da sola?
“Al 90% sì, ma mi avvalgo della collaborazione di due autori, perché ‘se te le canti e te le suoni da sola’ fai fatica a vedere anche gli altri punti di vista e rischi di avere poco contraddittorio”.

Premesso che tutto è politica, i suoi testi riguardano in particolare i comportamenti sociali.
“Mi fanno sempre molto ridere le dinamiche interiori delle persone, quanto siamo contraddittori, quanto siano gli altri a sbagliare, ma gli altri siamo noi….  Ovviamente parto da me per prima, perché sono contraddittoria anch’io” .

Adesso è molto diverso, ma un tempo il mondo della comicità era appannaggio dei maschi: c’erano le Guzzanti, la Cortellesi, ma facevano satira politica.
“Le donne sono sempre state tante. Loretta Goggi, Franca Valeri, la Carrà ma erano principalmente soubrette. Ora a fare satira siamo tante anche ad alto livello, da Geppy Cucciari a Virginia Raffaele, solo per citarne alcune. Finalmente ci sono molte donne che bazzicano, anche giovani, fresche, cattive e scorrette, come piace a me”.

Nella scelta di un testo ci sono differenze tra uomini e donne?
“Purtroppo nei giovani si riscontra ancora una linea patriarcale”.

Qual è il limite della battuta rispetto all’offesa?
“Dario Fo ci insegnava che la satira deve colpire il potente, non il contadino: puoi prendere in giro le lacrime del povero contadino ma per colpire il re. Il limite non è tanto nel contenuto quanto nel destinatario della satira. I potenti hanno tutti i mezzi per difendersi; se invece il destinatario di una battuta fa parte di una categoria discriminata non sto facendo satira, sto facendo il bullo”.

La satira quindi non deve avere limiti?
“La satira nasce come lotta di classe. Rispondo citando Jon Stewart, questa domanda la fanno ai comici e mai ai politici”.

I maschi preferiscono essere sbeffeggiati da una donna?
“No no. Infatti quando inizio uno spettacolo dico sempre ‘ragazzi, non offendetevi’. Anche per questo comincio nel prendere in giro me stessa. Comunque prendo in giro uomini e donne, senza differenze. Dalle Milf alle donne Vip, che fanno una tragedia per un’unghia rotta”.

E le donne da chi preferiscono essere prese in giro?
“Anche per loro, è indifferente. Solo che le donne sono molto più elastiche, un po’ per abitudine culturale, un po’ per attitudine, e per la capacità di sopportazione: le donne poi sono più a contatto con le loro emozioni”.

Che rapporto hai con le favole?
“Le favole hanno dei rimandi culturali interessanti ma quelle con le quali sono cresciute quelle della mia generazioni sono state manipolatissime. La visione della donna era quella di un pin-up: bella, scema, a disposizione per appagare l’occhio maschile. Quindi favole sì, ma dovrebbero essere scritte anche da donna. La bella addormentata nel bosco racchiude nel titolo la donna ideale per ogni uomo: bella, addormentata, e fuori dalle balle nel bosco così passo quando ne ho voglia, dopo il calcetto”.

La vita è uno show, o gli show aiutano a vivere meglio?
“Gli show aiutano a vivere meglio, la vita è finzione. Non esiste. E’ una proiezione mentale nostra all’interno della quale qualcuno cerca di alleggerire la situazione strappando due risate” .

Paolo Tedeschi