La Corte dei Conti assolve gli ex vertici Ava: nessun danno erariale. Tegola per il Comune di Schio

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Il termovalorizzatore di Ca' Capretta a Schio

Gli ex vertici di Alto Vicentino Ambiente non hanno provocato alcun danno erariale alla società e ai Comuni soci. É questa la sentenza emessa dalla Corte dei Conti – Sezione Giurisdizionale del Veneto – in merito alla vicenda delle tariffe applicate tra il 2011 e il 2019 da Ava per il conferimento dei rifiuti da parte di enti pubblici non soci. Il giudice contabile ha così, nei giorni scorsi, assolto gli ex presidenti Diego Bardelli e Carlo Lovato, l’ex procuratore speciale e direttore generale Riccardo Ferrasin e gli ex consiglieri del Consiglio di Amministrazione Daniela Pendin e Giovanni Benincà. Il Comune di Schio, che con l’allora sindaco Valter Orsi aveva presentato l’esposto all’origine dell’indagine della Procura -affidata poi alla Guardia di Finanza – è stato condannato, insieme agli altri enti soci di Ava, a pagare le spese legali.

Le accuse della Procura
Il sostituto procuratore della Sezione Veneta delle Corte dei Conti Spagnuolo, aveva chiesto il pagamento di un danno erariale di 2,1 milioni di euro, ridotto poi a 686 mila per effetto della prescrizione. L’inchiesta era basata su un lungo esposto presentato dell’ex sindaco scledense Orsi, in base al quale, svolte le indagini, la Procura contabile ha avvalorato la tesi secondo cui ai clienti esterni che conferivano rifiuti nel termovalorizzatore scledense, le somme richieste sarebbero state troppo basse se rapportate con quelle per l’accesso di altri impianti veneti, provocando di fatto un danno economico ai 31 enti locali soci di Ava. Le tariffe, sempre secondo l’accusa, sarebbero state autodeterminate e non approvate dalla Regione Veneto come previsto. Il presunto danno erariale di oltre 2 milioni di euro sarebbe stato il risultato dei costi operativi e industriali scaricati sui Comuni soci, oltre a presunti minori dividendi per i Comuni stessi. Ad aggravare un quadro già pesante, inoltre, la contestazione mossa ai dirigenti e membri del CdA di dolo o colpa grave. Una tesi, quella accusatoria, sostenuta in aula dal Comune di Schio, nella persona dell’attuale sindaca Cristina Marigo attraverso i legali Antonio Ferretto e Giulia Filippi.

La linea difensiva
La circostanziata tesi dei difensori di Bardelli, Benincà, Ferrasin, Lovato e Pendin, sosteneva che le tariffe praticate non solo garantivano la copertura dei costi e la distribuzione dei dividendi ai soci, ma che nel periodo considerato sarebbero mancati i criteri regionali per la determinazione delle aliquote stesse nel periodo preso in esame. Punto, questo, tra i più critici per il Comune di Schio: “Le questioni tariffarie erano ben note ai soci e approvate tramite bilanci e assemblee” è stato più volte ribadito nel dibattimento, con la volontà di fugare ogni dubbio in ordine a trasparenza e linearità nei processi decisori.

La sentenza
La Corte, presieduta da Marta Tonolo, ha dichiarato quindi la prescrizione dell’azione risarcitoria per i danni antecedenti il novembre 2018, e la mancanza di prove sufficienti per dimostrare l’effettivo danno ai Comuni soci o il vantaggio patrimoniale per conferenti privati. A conferma di questo, l’assise ha sottolineato come Ava abbia sempre distribuito dividendi agli enti soci: quasi 4 milioni di euro fra il 2014 e il 2019 con importanti marginalità e senza chiedere alcun extra ai Comuni per coprire i costi di gestione. Assoluzione piena quindi per tutti i convenuti, per mancanza di elementi probatori adeguati.

Le conseguenze economiche e politiche
I Comuni individuati come presunti danneggiati, dovranno ora rifondere le spese legali quantificate in 6mila euro per ciascun convenuto,  per un totale di 30 mila euro. Una cifra che andrà ora suddivisa in parti uguali tra tutti i trentun comuni soci, grandi o piccoli che siano. E intanto già circolano i primi malumori fra i primi cittadini dell’alto vicentino e gli amministratori scledensi, già all’angolo a fine agosto dopo il voto sulle linee guida del nuovo piano industriale. Un comune sulla graticola quello timonato da Cristina Marigo, con una sentenza che lascia poco margine a interpretazioni: con la manifesta assenza, da un lato, di prove concrete per sostenere accuse di danno erariale e, con dall’altro, il pieno riconoscimento che la gestione di AVA non ha compromesso gli interessi economici dei Comuni soci.

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