Legambiente si oppone al supermercato “spostato”, da 16 mila mq. “E’ una presa in giro”
Il Circolo Legambiente Schio e Valleogra contesta la prospettiva dell’edificazione di un nuovo spazio commerciale – un supermercato – che sorgerà nel quartiere di Santissima Trinità a Schio, occupando una superficie di 16 mila metri quadrati. Lo fa attraverso un comunicato diffuso ieri in cui si denuncia il consumo scriteriato del suolo, senza tener conto degli effetti – e dei costi per la collettività – che comporta la cementificazione.
La nuova area commerciale nelle previsioni occuperà l’equivalente di un’area composta da due campi di calcio e, secondo il punto di vista offerto dall’associazione che ha sede a Palazzo Toaldi Capra nel centro storico scledense, “a qualche centinaio di metri da uno già esistente e che verrà dismesso, senza che sia prevista alcuna rinaturalizzazione di altro terreno impermeabilizzato”. Il riferimento è al punto vendita Famila lungo via Santissima Trinità. Una contestazione pubblica che, si evidenzia, non mette in discussione il rispetto delle regole vigenti, ma la necessità di porvi mano e mutarle al più presto.
Ma che “sa di presa in giro“, è il commento laconico di Paolo Bevilacqua, presidente e portavoce del gruppo ambientalista. Offrendo dati e considerazioni connessi ai grandi temi ambientali dei mutamenti climatici e delle catastrofi naturali, tutti consultabili per esteso sulla pagina Fb di riferimenti e altri canali web di Legambiente. La denuncia pubblica si apre con una considerazione generale: “Ci risiamo: il suolo, un bene comune che si può sacrificare in nome di ipotetici futuri benefici economici (a favore di chi?) derivanti da un modello di sviluppo che ha portato alla crisi climatica i cui effetti si fanno sentire sempre più frequentemente e intensamente”.
Poi si entra nei dettagli specifici del progetto del quartiere alle porte di Schio. “Non bastano alberi nuovi lungo la nuova strada e arbusti sulla nuova rotonda – si legge – non una parola sulle opere di mitigazione delle bolle di calore e neppure sul destino del fabbricato che verrà dismesso, che secondo noi dovrebbe quanto meno essere rinaturalizzato, magari creando un piccolo bosco urbano. Tutto secondo norme e regolamenti, certo, ma norme e regolamenti che devono essere cambiati perché la situazione è drammaticamente mutata, le previsioni anche recenti non sono più valide: siamo in un’epoca di emergenza climatica che ci impone un cambio radicale di rotta e non possiamo più permetterci di perdere altro suolo, e invece continuiamo ad agire in questi tempi straordinari come vivessimo in tempi normali”.
Danni all’ambiente misurabili in qualità della vita in ribasso e salubrità a rischio, ma anche in termini economici per la collettività. “Basta pensare che in Italia nel periodo 2013/2023 sono stati spesi oltre 13,8 miliardi di euro in fondi per la gestione delle sole emergenze meteo-climatiche (dati Protezione civile),. La perdita di suolo genera quindi un “danno” non soltanto sotto il facilmente intuibile profilo ambientale, ma anche sotto quello economico-finanziario: un aspetto, purtroppo, poco valutato dalle nostre amministrazioni: a Schio, per esempio, questi nuovi 16.000 mq di terreno perso costeranno 140.800 euro all’anno, per sempre. Da ricordare, infine, che in Veneto nel 2015 gli eventi estremi furono 4 e nel 2020 18, nel 2024 siamo arrivati a 40 con anno in corso e a Schio siamo già in una situazione di sovrasfruttamento del territorio con una percentuale di suolo impermeabilizzato che sfiora il 40% del totale (se si esclude il territorio collinare e montano)”.