Lele Mora. Da Berlusconi, “il più grande”, al carcere: “Lì ho capito la paura”

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E’ un po’ l’antidivo che non ti aspetti: accoglie l’intervista esclusiva a L’Eco Vicentino con uno sguardo attento ed una pacatezza quasi disarmanti mentre si gode ammirato il fresco e la location con vista privilegiata nella pianura vicentina al Podere la Torre, che lo ospita con quella discrezione e quell’aria un po’ di casa che gli sono congeniali. In visita allo storico amico e opinionista Nicola Bellavita, il guru delle star e mente visionaria oltre che promoter non solo di carriere internazionali – ma anche di format televisivi ancora di successo – Lele Mora, è senza dubbio un personaggio che potrebbe agilmente campare di rendita. Gli basterebbe solo rivelare i segreti di uno show biz vissuto ai massimi livelli da almeno quarant’anni a questa parte.

Re indiscusso nel mondo dello spettacolo, ancora si divide tra quello spirito da talent scout e quell’occhio fino che vede oltre il “comune”. Ma non ci sono solo lustrini e champagne nella vita del manager nato 69 anni fa nel basso rodigino: 407 giorni di carcere, il coinvolgimento nella querelle Ruby, qualche problema di salute – solo per citarne alcuni. Lele Mora non se la prende con nessuno e anzi, glissa sui giudizi negativi e cerca una parola buona per tutti. Anche con chi è stato meno riconoscente.

Chi è Lele Mora oggi?
“E’ sempre la stessa persona. Non puoi cambiare ciò che sei. La mia vita è il lavoro e posso dire che io il mio lavoro lo so far bene: cercare volti nuovi, oggi più all’estero che in Italia: presiedo cinque Tv, mi muovo dall’Albania che segue molto il nostro mercato televisivo, sino al Cile per il festival della canzone a Viña del Mar, conosciuto grazie a Raffaella Carrà. Una di quelle persone, tra l’altro che mancano tantissimo: a me e allo spettacolo”.

A proposito, tra le tante persone che lei ha incontrato, quali le sono rimaste nel cuore?
“Tre donne in particolare: Nilla Pizzi, Moira Orfei e la Carrà appunto. Animi straordinari sotto tanti punti di vista. E poi Silvio Berlusconi: quando è morto, lo scorso anno ho pianto e sofferto più di quanto feci quando venne a mancare mio padre. Un grande che non si è mai dimenticato di me: uno di quelli che, da Presidente del Consiglio come da imprenditore che lavorava 20 ore al giorno, ha sempre trovato il tempo per curare i rapporti umani”.

E proprio per il suo legame con Berlusconi lei ha avuto un bel travaglio giudiziario, dico bene?
“Guardi, le cose sono abbastanza chiare. Quello che Berlusconi ha passato, e io di riflesso, lo ha passato perché era lui. E qui mi fermo. Personalmente mi manca l’uomo, conosciuto quasi cinquant’anni fa: un uomo fuori del comune, sono cresciuto con lui, abbiamo condiviso progetti meravigliosi. Uno così non esiste più non solo in Italia, ma al mondo”.

Quando le cose sono andate meno bene, parlando di rapporti umani, ha notato qualche défaillance tra le schiere di quelle che le stavano attorno?
“La riconoscenza nel mondo dello spettacolo non esiste, parliamoci chiaro. Ma io sono stato educato a rispettare tutti e a trarne le conseguenze senza rancore: come dicono a Napoli ‘chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato’. Guardo al bicchiere mezzo pieno: da Gigi D’Alessio a Sabrina Ferilli, passando per Iva Zanicchi, solo per dirne alcuni, mi sono sempre stati vicini come fossero familiari”.

Cosa e chi le piace oggi in tv e cosa invece funziona meno?
“Maria De Filippi è tra le migliori, per stile e capacità. Ma ce ne sono anche altri di bravi: quello che non funziona il più delle volte dipende da forzature che poi non rendono. Penso all’Isola dei Famosi e lo dico senza criticare nessuno: è un format cucito su misura per Simona Ventura e con lei solo può funzionare a pieno regime. Poi certo conta il cast, il pepe che serve a creare la giusta curiosità. Senza esasperare”.

Quale pensiero, più di altri, l’ha accompagnata mentre si trovava in carcere?
“Il desiderio di uscire e la paura che non sarebbe arrivato quel momento. Mi sono sentito come un animale in gabbia: conoscevo quella sensazione perché, grazie all’amicizia con Moira Orfei, mi facevano entrare tra tigri e leoni. Ma loro capivano perché eri lì e non avevo paura come invece ho avuto in quei giorni. E la paura, quando la provi, si sente e la sente anche chi ti è intorno”.

E oggi c’è qualcosa che vorrebbe dire e che ancora non ha detto?
“L’ho già detto in alcuni momenti clou della mia vita e lo ribadisco: male non fare, paura non avere. Poi siate positivi perché al contrario vi attirare negatività da soli. Ho avuto e ho tutt’ora attorno persone che mi hanno arricchito come persona anzitutto: vi immaginate a chiacchierare con Ridley Scott o fare una bella mangiata nei colli con Zucchero? Ecco, praticate la semplicità. Oltre il personaggio”.