L’ultimo salto di “Ale” lascia un vuoto tra i familiari e gli amici più cari. Viveva a Liviera
L’ultimo volo, Alessandro Dalla Pozza, lo ha spiccato in una mattinata di agosto lanciandosi nel vuoto sotto un cielo terso come non mai, e tra le splendide montagne delle Dolomiti che tanto amava. Come profondamente amava quella disciplina sportiva, il base jumping, che gli infondeva adrenalina e gli permetteva di librarsi libero, come un’aquila, tra le vette e le meraviglie della natura alpina in questo caso.
Nè lui, nè il suo amico trentino lanciatosi ieri mattina dalla rampa sul monte Framont nel Bellunese, si aspettavano di incorrere in un dramma simile, concretizzatosi nella morte del 46enne di Schio esperto paracadutista. A cui è seguito il recupero della salma tra le rocce, lasciando attoniti parenti e amici a casa a partire dal primo pomeriggio di giovedì.
A tentare di soccorrere Alessandro, dopo l’allarme scattato intorno alle 10 e il decollo di un elicottero del 118 dal Cadore, sono stati i membri del soccorso alpino di Agordo e una squadra del Suem composta da medico e infermieri abituati ad interventi impegnativi tra le montagne più impervie. Sono stati loro, durante il sorvolo dalla piattaforma naturale di salto al luogo di atterraggio, ad individuare la tuta alare colorata che spiccava su uno degli spuntoni della parete. Impossibile capire cosa sia accaduto, ma solo formulare delle ipotesi: dal malfunzionamento dell’equipaggiamento aerodinamico, una folata anomala di vento, fino all’errore umano o al malore improvviso proprio in quegli attimi decisivi.
Di questo se ne stanno occupando i carabinieri dell’Agordino coordinati dalla Procura locale di Belluno, competente per territorio, mentre i familiari dello scledense attendono di poter disporre della salma del congiunto e di poter fissare la data del commiato. Proprio i colleghi della compagnia di Schio, ieri mattina, sono stati incaricati di informare i parenti prossimi della disgrazia accaduta in quella che doveva rappresentare una giornata di vacanza e di emozioni da raccontare, ancora una volta, a loro e agli amici più cari, tutti sconvolti invece alla cruda notizia della morte dell’artigiano. Al pari dell’amico che era con Alessandro ieri, un “collega di passione” residente in provincia di Trento, dal prato dove ha atteso con il nodo alla gola l’arrivo di “Ale”, saltato per secondo, per poi disperarsi e chiedere aiuto.
I due erano saliti di buon mattino a piedi fino alla cima, tutto secondo i piani, fino al momento di allargare le braccia e spiegare le ali artificiali. Poi il vuoto e il silenzio, sino al rumore delle eliche dell’elicottero. I membri della squadra di elisoccorso hanno impiegato pochi minuti dal decollo per individuare il disperso, calandosi per prestargli quelle cure immediate che, purtroppo, ormai non servivano più.
Alessandro Dalla Pozza, che era nato nel 1974 a Schio e cresciuto nell’Altovicentino, viveva praticamente da sempre in località Liviera e svolgeva l’attività di piccolo imprenditore. Non era sposato, lascia la madre anziana e due fratelli e un vuoto profondo nel cuore di tanti amici che già ieri, a poche ore dalla tragedia, hanno espresso il loro cordoglio sui social con post e messaggi di dolore. Tra le sue passioni la moto, la montagna appunto, e ovviamente il base jumping di cui era uno dei massimi esperti della provincia, tesserato con un’associazione con sede a Zugliano.