Il “finto made in Italy” vale oltre 1,2 milioni di euro. Sequestro di merce a Malo e Villaverla
La dicitura “made in Italy” che appariva sugli articoli non era veritiera, e quindi la Guardia di Finanza vicentina nei giorni scorsi ha eseguito il sequestro d’urgenza di oltre mezzo milione di prodotti in plastica stoccati in due diversi magazzini di Malo e Villaverla. Si tratta in particolare di vasi e sottovasi commercializzati da un’azienda tra i leader mondiali nel settore della fabbricazione di prodotti da arredamento.
Nel dettaglio di parla di circa 580 mila articoli in consegna ai punti vendita sparsi in tutta Italia, per un controvalore di circa 1,2 milioni di euro all’ingresso. La merce stipata negli scatoloni, norme del commercio alla mano, sarebbe da considerarsi contraffatta e quindi di origine illecita, mettendo nei guai chi la importava e commercializzava.
Ad occuparsi del doppio blitz avvenuto nell’Altovicentino sonoi i militari della Compagnia di Schio, portando a compimento il decreto di perquisizione locale emesso dalla Procura della Repubblica di Vicenza, finalizzato a verificare la veridicità della corrispondenza tra l’asserita produzione nazionale di beni in ceramica e l’effettiva origine. Se per quanto riguarda i prodotti in ceramica tutto è risultato in regola, è stato invece appurato che lo stesso non avveniva per l’ampia gamma di prodotti in plastica presenti in magazzino, bugiardamente – secondo l’ipotesi sollevata dalle Fiamme Gialle vicentine – pubblicizzata come di origine in stabilimenti italiani.
“Gli accertamenti conseguenti – recita la nota del comando provinciale del corpo – hanno permesso di valutare come parte dei citati prodotti, etichettati come made in Italy, fosse fabbricata in Francia in stabilimenti cui l’azienda vicentina ha fornito gli stampi per la produzione industriale. Parallelamente, dall’analisi delle etichette apposte sui pallet, è stato appurata la verosimile origine transalpina di altri prodotti, per cui non è stata esibita alcuna fattura giustificativa dell’approvvigionamento”.
Ora la questione passerà alle aule di giustizia beriche, dove si dovrà accertare i confini tra colpevolezza da parte di imprenditori in buona o mala fede: in tre sono stati segnalati alla Procura di Vicenza per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 del codice penale) l’attuale ed il precedente amministratore delegato della società, nonché il Commissario straordinario della Spa proprietaria sino a giugno 2021, nominato dal ministero competente in quanto l’impresa è stata posta in seguito in amministrazione straordinaria. Le due attività sono state segnalate invece per la rispettiva responsabilità amministrativa, e sono a rischio di salate sanzioni.
Tutta la merce sequestrata come materiale probatorio potrebbe essere però svincolata in futuro, in caso di accettazione di un’eventuale istanza di dissequestro, rimanendo nel frattempo sotto sigilli nei due magazzini.