Malo “infestata” dai colombi, il sindaco chiede l’autorizzazione a cacciarli (via)
A Malo assicurano di averle provate davvero tutte. Ma alla fine, pare vincano – e proliferino – sempre loro, quei volatili che a stormi di centinaia di esemplari planano sopra edifici, via e piazze del centro urbano maladense, lordandolo con i loro escrementi. Il riferimento va a quegli uccelli che da queste parti vengono comunemente definiti come “colombi“, senza andare ad avventurarsi in distinzioni zoologiche di specie e sottospecie, perché il vero focus del problema consiste in ben altro: come limitarne la presenza e, di conseguenza, i danni che essa comporta. L’ultima “spiaggia”, ora, parrebbe il ricorso alle doppiette dei cacciatori.
Ed è proprio un noto appassionato della pratica venatoria a farsi portavoce dell’istanza, il sindaco locale Moreno Marsetti, dopo aver segnalato per mesi a più enti e istituzioni un problema irrisolto che attanaglia Malo e i maladensi. E dopo, come si diceva, averle già provate tutte con gli strumenti di dissuasione leciti. Dai mangimi speciali come deterrenti alle gabbie per la cattura (e rilascio altrove), fino ad ingaggiare dei falchi sparvieri per spaventare gli impavidi colombi dell’Altovicentino e perfino i droni.
Niente da fare, i volatili infestanti i cieli sopra Malo continuano a far “comunella” sui tetti e sui cornicioni di case e palazzine del centro in particolare, appollaiandosi e profanando per di più gli esterni di chiese e capitelli, lasciando sovente “ricordini” del loro passaggio. Anzi, della loro permanenza ormai “cronica”, considerata oramai da queste parti alla stregua di un male da estirpare. Tanto che, ad un certo punto, si è perfino tentato un censimento dei volatili vista la loro massiccia presenza, indicando in qualche migliaio di esemplari ormai di “casa” proprio a Malo. Che provocano, questo è indiscutibile e sotto gli occhi – e spesso, alle scarpe – dei cittadini, non solo fastidi ma anche fattori di rischio sul piano igienico sanitario. I nidi dove i colombi “fanno i piccioncini” si trovano un po’ dappertutto, con particolare predilezioni per gli edifici di vecchia data.
Dal Municipio maladense l’amministrazione comunale fa sapere che Marsetti ha già inviato comunicazioni a Regione Veneto, Provincia di Vicenza, Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale), Ministero della Sanità e Ulss 7 Pedemontana. Prima a mo’ di segnalazioni per il degrado connesso alla proliferazione dei, con ricerca di soluzioni “ordinarie” e percorribili e, in tempi recenti, per verificare se l’ipotesi di una sorta di caccia di selezione – i cosiddetti “prelievi” sia fattibile sul piano normativo. Da qui la proposta dell’inserimento del “tiro al piccione” addirittura nel calendario venatorio regionale, con fucili i mano però a cacciatori con la dovuta formazione alle spalle.
In alternativa, si prospetta l’abbattimento degli uccelli lordatori da parte di personale del corpo forestale dello Stato e della Polizia Provinciale con piani mirati a ridurre la presenza di questa specie. “I colombi vanno a rifocillarsi in campagna ma poi nidificano e si riproducono sugli edifici del centro, in particolare su quelli fatiscenti e abbandonati ma pure sul tetto del Duomo e della casa di riposo o dell’ex ospedale, per fare esempi pratici – spiega Moreno Marsetti. – Dopo aver provato con vari sistemi di allontanamento, rivelatisi efficaci solo nel breve periodo, l”unico modo per risolvere questa emergenza igienico-sanitaria e di decoro urbano è quella dell’abbattimento autorizzato e controllato per mano di personale formato“.
Il piano regionale per il contenimento della presenza del piccione nelle città demanda ai sindaci il compito di adottare provvedimenti. “Abbiamo provato varie tecniche ma a questo punto, vista la situazione persistente, l’unico modo è il prelievo della specie. Rammento che questi volatili sono portatori di diverse malattie e vettori di patologie che colpiscono altre specie di uccelli. Intanto ogni giorno devo incaricare un addetto comunale per la pulizia di marciapiedi e strade“.