Muore in carcere a 37 anni. Tragica fine per Mario Cerri, ieri l’addio in forma privata
Il funerale di Mario Cerri, 37enne altovicentino morto nei giorni scorsi mentre scontava una pena detentiva nel carcere del quartiere San Pio X a Vicenza, si è svolto ieri lontano dalla ribalta e dalle pagine di cronaca di cui, in virtù di una vita costellata da eccessi ma anche di ravvedimenti, suo malgrado era stato più volte protagonista. A trovarlo senza vita nella sua cella sarebbe stato il personale di sorveglianza della struttura penitenziaria, vittima di un malore o di un gesto estremo volontario.
Queste le due ipotesi principali annotate sul fascicolo d’inchiesta tra le mani dei magistrati della Procura, che ha disposto l’autopsia sul corpo dell’uomo originario di Malo, effettuata prima di concedere il nulla osta per la sepoltura, avvenuta ieri dopo la cerimonia in forma privata.
Si tratta di un atto dovuto, viste le circostanze e il luogo di detenzione dove Cerri ha concluso prematuramente la sua esistenza. Gli accertamenti clinici fugheranno ogni dubbio in merito. Il detenuto, nato nel 1982, si trovava presso la Casa Circondariale “Del Papa” da poco più di un anno, dopo l’ordine di arresto spiccato nei suoi confronti per una serie di reati commessi in precedenza tra Schio e Piovene, le due località dell’Altovicentino dove aveva vissuto negli ultimi tempi, e dove era molto conosciuto al di là dei suoi trascorsi di giustizia.
A partire da fine maggio 2019 stava scontando una pena di 3 anni e 9 mesi inflitta dal Tribunale di Vicenza. A quei tempi era destinatario di un provvedimento di esecuzione dell’arresto per pene concorrenti conseguenze di fatti avvenuti tra il 2009 e il 2015. Un atto che fu reso esecutivo dal Tribunale Vicenza incaricando i militari della stazione di Piovene Rocchette di provvedere alla conduzione dell’uomo in carcere, dopo averlo rintracciato nella cittadina ai piedi del Monte Summano: Mario Cerri nel 2015 era stato accusato in un primo momento di tentato omicidio, dopo aver accoltellato un altro ospite della struttura “Casa Bakhita” per futili motivi. Il 38enne di Santorso ferito riuscì a sopravvivere.
Un fatto di sangue avvenuto proprio all’interno della casa di accoglienza scledense dove Cerri stava compiendo un percorso di recupero sociale, in quella che si è rivelata come una sorta di un’ultima possibilità di dare una svolta e intraprendere una nuova direzione, purtroppo non andate a buon fine. In quell’occasione una derubricazione del reato in lesioni aggravate gli consentì una pena più mite, da aggiungere però ad altre passate in giudicato per episodi di microcriminalità che lo hanno portato a trascorrere in prigione gli ultimi mesi della sua vita.