Raid multipli su auto in sosta in Altovicentino. Per i carabinieri due nomadi i responsabili
I carabinieri di Thiene sono convinti di aver finalmente “messo le mani” su una coppia di presunti delinquenti seriali che da oltre un anno collezionavano raid di furti soprattutto in auto lasciate in sosta. Ma non solo, a quanto pare: in generale qualsiasi volta di fronte a loro si presentava l’occasione di derubare qualche “ingenuo” automobilista che lasciava incustodito portafogli, denaro borse da donna.
Si tratta due volti arcinoti alle forze dell’ordine di 23 e 41 anni, di etnia sinti, sulla carta residenti il più anziano a Torrebelvicino – Giosuè Innocenti il nominativo completo fornito dall’Arma – e nel Rodigino – Blu Helt, il più giovane -. A loro vengono imputati danni (spesso finestrini frantumati) e ammanchi assortiti a Zanè, Marano, San Vito di Leguzzano, Carrè e Schio tra quelli ad oggi noti.
I due in coppia sono ritenuti implicati in almeno una decina di episodi illeciti avvenuti da un anno a questa parte, e il più delle volte accomunati dall’utilizzo nei raid di un monovolume di colore bianco modello Doblò, finalmente rintracciato. Un mezzo che la coppia nascondeva accuratamente lontano dia campi nomadi dove spesso pernottavano e avevano intestato a una terza persona, la classica “testa di legno”. Alcuni tra questi fatti erano saliti alla ribalta della cronaca, in particolare a Marano quando in tempo di lockdown un commesso di una pizzeria fu derubato dell’intero incasso della serata, all’incirca mille euro. La loro “base”, secondo i militari, era il campo della zona industriale sull’argine del torrente Leogra in territorio di Santorso e avrebbero messo da parte un bottino complessivo di almeno 35 mila euro. Ma si tratta chiaramente solo di una stima “al ribasso”.
Quello di Marano è solo di uno degli episodi più eclatanti di cui vengono accusati i due pregiudicati e che hanno portato all’arresto dei due complici avvenuto in simultanea martedì scorso. Innocenti è stato catturato nell’Altovicentino, Helt invece a Fratta Polesine. Secondo le indagini tra aprile 2020 e l’autunno scorso a coppia aveva studiato un sistema collaudato, per l’esecuzione fulminea di azioni furtive su autovetture in sosta e all’interno di abitazioni, da dove asportavano denaro, monili in oro oppure le borse, generalmente lasciate sul sedile dell’auto, contenenti portafogli, contante, bancomat o carte di credito e telefoni cellulari. Azioni rapide favorite dal fatto che la coppia si “travestisse” da operai, con il tipico furgone a disposizione di artigiani e tecnici ad avvalorare la messinscena e aggirare i controlli in periodo di restrizioni alla circolazione.
Tra i fatti di cronaca più noti collegati a queste due figure il sopracitato furto all’auto per le consegne delle pizze a domicilio, in pieno lockdown, lo scorso 22 aprile 2020. A patire l’ammanco fu la Pizzeria “Cuore Napoletano” di Marano, con una ragazza di 25 anni impegnata nel delivery a vedersi sottratto un borsello colmo di banconote in pochi secondi, dopo averlo lasciato sul sedile posteriore. Un altro caso “celebre” quello di una donna che, proprio per paura dei ladri in casa, era solita portarsi appresso gioielli e denaro contante. Il 30 ottobre scorso però questo timore assillante si è rivelato controproducente ancora una volta a Marano Vicentino, a quanto pare meta preferita dal tandem di malintenzionati. La donna era smontata dalla sua auto per aiutare l’anziana suocera in carrozzina di fronte al Centro Diurno locale, venendo derubata in maniera fulminea della borsa con all’interno 16 mila euro in contanti e alcuni gioielli.
I due, infine ma solo per quanto riguardi i casi più conosciuti in Altovicentino, sarebbero legati anche al furto di un’Abarth 500 avvenuto il maggio scorso a Magrè. L’auto “sparì” anche qui in pochi secondi, dopo che il proprietario era entrato in un bar lasciando ingenuamente la chiave di accensione inserita. E sentendo subito dopo l’inconfondibile rombo della sua vettura dall’esterno. I carabinieri la ritrovarono il 19 maggio 2020 in un bosco della stessa località, lo stesso giorno, in una zona isolata a 400 metri dalla strada principale. Proprio mentre seguivano le tracce del Doblò bianco, poi “fatto sparire dalla circolazione” e sostituito nei raid da una Fiat Punto di colore nero, come documentato dai filmati e dagli appostamenti dei militari. Dopo la notifica degli arresti, i due sono stati rilasciati dal pm in regime di arresti domiciliari nei rispettivi campi nomadi residenziali.