Compra una cascina in disuso e finge di restaurarla: all’interno 60 vasi di cannabis

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Quasi un quintale sequestrato tra cannabis e marijuana lavorata

La vecchia cascina abbandonata tra i boschi viene “rigenerata” come laboratorio per la coltivazione, essicazione e confezionamento di marijuana. Il tutto nel paese di Monte di Malo, e “grazie” al pollice verde illecito di un giovane di 28 anni, albanese di origine e nazionalità ma da tempo residente nella zona. Un centinaio le piante poste sotto sequestro nell’operazione portata a termine a fine settembre, per oltre 90 chili di materiale vegetale sottratto al denunciato. Una quantificazione indicativa del valore di merce e strumentazione di cui si hanno riscontri si avvicina ai 100 mila euro.

Lo ha scoperto la Guardia di Finanza provinciale, dopo la segnalazione di alcuni cittadini che si erano insospettiti nel notare la presenza dello sconosciuto andare e venire da quel rudere, a bordo di un furgone, trovando all’interno dell’edificio – a tre piani – decine di vasi con piante di cannabis e il “raccolto” del lavoro accurato del 28enne. Il giovane, se è vero che risultava regolarmente proprietario dell’immobile in stato di semiabbandono, non lo era affatto invece  in tema di permanenza sul solo italiano, privo di un permesso di soggiorno.

Una cascina solo in apparenza abbandonata, a ben vedere, dove fioriva (letteralmente) un business con ogni probabilità avviato da parecchio tempo e con una produzione massiccia di infiorescenze, destinate poi a venire triturate e diventare marijuana poi da rivendere al dettaglio. L’accortezza da parte del 28enne di recarsi nello stabile di notte avrebbe sortito l’effetto opposto a quello voluto, attirando sospetti ancor più fondati sul fatto che dentro quelle mura avvenisse qualcosa di illecito. Il tutto sotto osservazione e pedinamenti mirati messi in atto dal nucleo mobile, dopo la segnalazione ricevuta. Anziché portare materiale edilizio per la ristrutturazione apparente, i finanzieri hanno osservato che si trattava di sacchi di terriccio, smascherandone le reali faccende he svolgeva all’interno

Una ricognizione sul posto ha portato gli investigatori a chiudere definitivamente l’attività impropria e non consentita in mano al cittadino albanese, che aveva organizzato la sua coltivazione “a puntino”, evidentemente rinvestendo di volta in volta gli utili dello smercio al dettaglio per ingrandire la produzione. Gli operatori delle Fiamme Gialle si sono trovati di fronte a tre interi piani adibiti alla coltivazione e produzione di marijuana con modifiche murarie volte a rendere gli spazi idonei alle diverse fasi della coltivazione, essiccazione e confezionamento dello stupefacente anche attraverso l’installazione di un poderoso impianto di ventilazione, umidificazione, irrigazione ed illuminazione.

L’intero sistema era alimentato da più quadri elettrici rudimentali e da cablaggi elettrici privi della pur minima misura di sicurezza. Al termine delle operazioni, i militari hanno proceduto a sottoporre a sequestro probatorio 103 piante di marijuana in vaso, del peso di oltre 60 chili, altri 30 di marijuana essiccata, 94 germogli e due “interessanti” smartphone in uso all’indagato, da cui spulciare contatti utili alle indagini. La cascina- laboratorio, risultata di proprietà effettiva del cittadino albanese, è sottoposta a sequestro d’urgenza. Il produttore di droga e clandestino in Italia è stato tratto in arresto in flagranza di reato e trasportato in carcere a Vicenza: dovrà rispondere di più capi d’imputazione di fronte a un giudice.