Colpi di pistola sul neovescovo vicentino in Sudan. Gambizzato padre Carlassare
Non è pericolo di vita, ma è stato vittima di un vero e proprio attacco il vescovo vicentino fresco di nomina – il più giovane al mondo, ha solo 43 anni – padre Christian Carlassare, originario dell’Altovicentino che svolge la sua missione pastorale in Sudan, stato dell’Africa centro-orientale minato da tensioni sociali tra le etnie locali in guerra. Si tratterebbe di un attentato e non di una rapina, ipotesi della prima ora subito dopo smentita dalle modalità dell’aggressione. La gambizzazione del “bersaglio dichiarato”, proprio il padre vicentino.
Il missionario comboniano originario di Piovene Rocchette – è nato a Schio – nella notte tra domenica e lunedì èstato picchiato da una banda di assalitori che gli hanno sparato anche almeno colpi di pistola quattro dei quali andati a segno, colpendolo ad entrambe le gambe. Ferito gravemente, è stato trasferito ricoverato nell’ospedale di Juba, nel Sud del Sudan, secondo fonti ufficiali del Vaticano. A salvargli la vita il pronto intervento della dott.ssa Ottavia Minervini, anestesista di Medici con l’Africa Cuamm e di un chirurgo sudanese, la cui base è contigua alla residenza teatro del raid e riusciti a bloccare l’emorragia e a stabilizzare la situazione.
Nominato vescovo lo scorso 8 marzo da Papa Francesco, verrà posto a capo della Diocesi di Rumbek, nel sud dello stato falcidiato da faide interne e da atti di violenza di integralisti filoislamici. A rimanere ferita anche una religiosa, anch’essa sarebbe stata picchiata ma in maniera meno cruenta: è in buone condizioni, mentre un sacerdote è stato minacciato durante la fuga, sfuggendo agli spari. A colpire all’interno pare siano stati solo due soli terroristi, ma l’attentato accuratamente pianificato sarebbe legato a una frangia ben più ampia attiva nello stato sudanese. Di poco fa la notizia diramata di 24 arresti collegati all’agguato. Si tratterebbe di un “avvertimento” sanguinoso, con l’etnia dinka sotto accusa da più fonti locali, mirato a scoraggiare il nuovo futuro vescovo a ricoprire l’incarico a partire dal prossimo mese, dal 23 maggio. Un ruolo vacante da ormai 10 anni.
Il raid all’una di stanotte, nell’abitazione che ospita mons. Carlassare, rimasto sempre cosciente nonostante lo shock per il grave atto criminale. Il padre comboniano vicentino lavora ormai da 15 anni in Sudan, dal 2005, a stretto contatto con i bambini africani e le associazioni che si prodigano per ristabilire la pace tra le etnie locali in contrasto per la supremazia politico-religiosa e il controllo delle risorse. Migliaia le vittime negli ultimi anni. “Sarà trasportato a breve per le cure a Nairobi – scrive il portale specializzato “Nigrizia” -. Un attacco che ha il sapore amaro dell’intimidazione. Padre Cristian ha telefonato ai familiari in Altovicentino per rassicurarli”.
Stamattina è giunto commento del vescovo della Diocesi Padova mons. Claudio Cipolla. “Sono profondamente scosso e colpito da questo grave atto. Esprimo a nome mio personale e di tutta la Chiesa padovana vicinanza a padre Christian, ai suoi genitori Marcellina e Pierantonio con cui ho parlato non appena appresa la notizia, ma anche alla comunità di Piovene dove è molto amato e conosciuto. Un pensiero intenso va ai comboniani, impegnati in queste terre e in altre situazioni difficili nel mondo e al popolo sud sudanese colpito da una gravissima crisi umanitaria e martoriato da continue violenze e aggressioni. Quanto è avvenuto è molto grave, è un dramma nel dramma che sta provando il Sud Sudan. Mi ha molto colpito la mamma di padre Cristian il cui pensiero è rivolto al figlio e altrettanto a questo popolo. Grazie al pronto intervento dei medici di Medici per l’Africa Cuamm – che ringrazio di cuore – il cui compound è contiguo a quello della Curia, si è potuto scongiurare il peggio e stabilizzare la situazione. Mi auguro che padre Cristian possa recuperare quanto prima e assicuro la preghiera della nostra Chiesa per la sua guarigione e per la pace in questa terra africana”.
Sono giorni terribili quelli che sta vivendo l’area missionaria dell’Altovicentino. Nello stesso week end la drammatica notizie dell’assassinio in Perù di Nadia De Munari, una voltario dell’Omg originaria di Schio che aveva dedicato la propria vita all’operato umanitario a favore dei bambini e delle scuole in Sud America.