Intesta auto di lusso al fratello per i guai col fisco. Non sfugge a GdF: Tesla sequestrata
I guai e le pendenze tutt’ora in corso con il fisco non lo avevano più di tanto scoraggiato e, anzichè risarcire l’erario su quanto gli veniva richiesto in ragione di frodi precedentemente addebitate, si era concesso il “lusso” di una Tesla Model S. Un bolide che può sfiorare i 100 mila euro di prezzo all’acquisto, a seconda del modello e dell’allestimento, valutato dalla Guardia di finanza del valore di mercato di 62 mila euro. Sequestrato in via tutelare nei giorni scorsi dalle Fiamme Gialle di Schio a un imprenditore di Piovene Rocchette.
Proprio gli operatori legati a un’operazione di polizia finanziaria nota nell’Altovicentino – prime indagini dal 2016, una decina le persone coinvolte per due milioni e mezzo di euro di “affari sporchi” – che da tempo monitorano le “mosse” del 37enne, sono certi che l’auto di lusso di proprietà formale del fratello di quest’ultimo fosse in realtà nella piena disponibilità dell’indagato per reati legati a frodi fiscali.
La vicenda delineata dagli investigatori tocca più paesi dell’Altovicentino, con principale protagonista un imprenditore che risulta residente a Velo d’Astico e domiciliato a Piovene, dove ha sede l’attività sotto inchiesta. Le indagini affidate alla tenenza di Schio denominate come operazione “Matutinus“, erano state indirizzate anche alla ditta Almas srls con sede produttiva a Piovene Rocchette in via Monte Cengio. Una serie di verifiche articolata che fece affiorare un giro di fatture fasulle prodotte per eludere l’Iva e vari insospettabili agenti economici coinvolti nell’affare illecito. L’approfondimento mirato a Piovene e portato in campo dai finanzieri scledensi aveva posto la lente d’ingrandimento sui conti dell’azienda che si occupa di produzione di oggetti in ferro e in rame.
In quell’occasione si era ravvisato quello che è stato definito come un “meccanismo di frode” con redini tenute in mano da M.D.A., nato nel 1984 e sul quale il Gip del Tribunale di Vicenza si era già pronunciato nel giugno del 2018 dando disposizione di sequestrare eventuali beni intestati all’indagato, a tutela dell’erario pubblico. L’auto di valore, però, probabilmente vista la malparata nei confronti del fisco, era stata intestata per “fittizia interposizione” al familiare stretto sfuggendo in un primo momento alla morsa delle Fiamme Gialle. Condotta, quella concretizzata, ovviamente non ammessa se, come dimostrerebbero i sopralluoghi allegati alla richiesta, fu ideata al solo scopo di sottrare la Tesla alle “mani” di giudici e finanzieri incaricati di eseguire l’ordine di sequestro preventivo.
Se il giudice accoglierà la richiesta avanzata dalla Guardia di finanza provinciale, la vettura affidata alle forze dell’ordine potrà essere utilizzata dagli stessi finanzieri che ne avranno facoltà d’uso, come prevede la legge vigente in materia di custodia giudiziale. Non una “buona notizia”, con una battuta, per chi intendesse sfuggire ai posti di controllo in Altovicentino visto il parco macchine integrato a disposizione delle Fiamme Gialle locali.
Intanto un’altra ditta anche in questo caso legata all’inchiesta “Matutinus” – si tratta della F.A. srl di Trieste, considerata società che emetteva fatture su operazioni inesistenti, nei giorni scorsi ha presentato richiesta di patteggiamento, dopo aver regolarizzato la propria pendenza con il fisco per quanto riguarda l’Iva non versata. L’importo di 17.709,60 euro versato è stato introitato dal fisco, che aveva accertato un giro d’affari torbido da oltre 100 mila euro e posti i sigilli a un conto corrente intestato a un imprenditore triestino.