Padre Carlassare trasportato in Kenya dopo l’attentato: “Perdono chi mi ha sparato”
Ha postato sul suo profilo social una citazione di San Paolo Crisologo – in lingua inglese – densa di significati, all’indomani dell’agguato che lo ha visto vittima di un commando armato, ma soprattutto lasciando intendere di stare relativamente bene. Padre Christian Carlassare, il missionario vicentino di origine da oltre 15 anni in servizio nella regione sud del Sudan, in queste ore è curato in Africa dopo la copiosa perdita di sangue patita nella notte tra domenica e lunedì, in seguito ai colpi di pistola che lo hanno ferito ad entrambe le gambe.
Già dichiarato ieri fuori pericolo di vita, una volta completata la trasfusione potrà iniziare il cammino di riabilitazione, mentre si moltiplicano le testimonianze di affetto nei confronti del vescovo da poco nominato di soli 43 anni, il più giovane al mondo nominato da Papa Francesco, e le condanne internazionali all’attentato intimidatorio. Riportate dal portale specializzato “Nigrizia” le prime parole di padre Carlassare, rilasciate a una radio locale : “Perdono chi mi ha sparato, dal profondo del cuore e chiedo di pregare per la gente di Rumbek che sicuramente soffre più di me”.
“Non aver paura. Questa croce infligge una ferita mortale non a me, ma alla morte“. Si apre così il passaggio di un testo attribuito al santo Pietro Crisostomo, vescovo di Ravenna nel V secolo d.C. , postato nella notte dal padre comboniano di propria mano attraverso uno smartphone. Un segnale confortante sul suo stato di salute che volge al meglio, compatibilmente con le ferite riportate e la debilitazione dovuta alle emorragie, e insieme distensivo. Facendo seguito alle parole di perdono da parte sua riprese da quotidiani e agenzie di stampa di ispirazione cristiana.
Nelle ore successive al blitz criminale e al ferimento di padre Carlassare, è emerso anche un particolare importante della vicenda, vale a dire la necessità di trovare un donatore di sangue compatibile con il gruppo sanguigno raro – per una prima trasfusione quasi “sul campo”. Destino, o forse qualcuno un po’ più su della fatalità, ha voluto che proprio un volontario del Cuamm avesse lo stesso liquido vitale zero negativo, il più raro. Di fronte all’ospedale che lo ha accolto, si sono raccolte decine di fedeli in preghiera, salutandolo poi alla partenza per il polo di Nairobi, in Kenya, raggiunto grazie ad un aereo della Croce Rossa internazionale, dove è sbarcato già ieri per proseguire le terapie necessarie per il cammino di guarigione. I proiettili sono stati tolti dagli arti con un intervento già nelle prime ore dal primo ricovero.
Chi lo ha assistito assicura che il missionario è sempre rimasto vigile e lucido, preoccupato più per la popolazione indigena che per le sue condizioni in attesa del trasferimento. La notizia dell’attentato ha avuto eco in tutto il mondo. Stasera alle 20 a Piovene Rocchette, suo paese natale dove vivono i genitori, ci sarà una veglia di preghiera dedicata alla pace in Africa e al concittadino che si avvia alla guarigione.