Ritorno in Sud Sudan per padre Carlassare. Il neovescovo sarà consacrato a Rumbek a 11 mesi dall’agguato
Tra circa tre settimane padre Christian Carlassare sarà finalmente consacrato vescovo in Sud Sudan, mantenendo fede all’ordinazione risalente a un anno fa, con l’inevitabile rinvio della cerimonia in seguito all’agguato di cui è stato vittima il prelato missionario vicentino di Piovene Rocchette, colpito e ferito da una scarica di colpi di pistole alle gambe. Dopo la piena guarigione e la risposta unanime a fronte delle intimidazioni e dell’attentato subito, a soli 44 anni sarà proprio padre Carlassare il vescovo di più giovane età al mondo, con incarico di patriarca della fede per la Diocesi di Rumbek.
Era la notte tra il 25 e il 26 aprile 2021. Dopo questo pericolo scampato e un primo ricovero nelle vicinanze per arrestare l’emorragia, il padre missionario comboniano fu trasferito in un ospedale in Kenya, nella capitale Nairobi. Lì dove, al sicuro, è stato curato al meglio dalle ferite da arma da fuoco – sei gli interventi a cui è stato sottoposto – riportate agli arti inferiori e da possibili infezioni, per poi venire dimesso e far successivamente rientro in Italia per la paziente convalescenza ormai già un ricordo. Dall’estate scorsa padre Christian è tornato a Piovene, continuando a spostarsi però per la nazione, una volta guarito dai cinque colpi di pistola, fino all’ok definitivo per riprendere la via dell’Africa.
Oggi insieme ai genitori Marcellina e Pierantonio si sta preparando per il viaggio che lo riporterà nel Sud Sudan, da Piovene Rocchette a Rumbek, per riprendere il cammino da dove era stato suo malgrado interrotto. Per mamma e papà non sarà il primo in Africa e in Sud Sudan per accompagnare il primogenito, e anche la sorella minore Paola – attiva con l’Operazione Mato Grosso e anche lei “giramondo” – in passato lo aveva raggiunto per un periodo di tre mesi. Pure il “medio”, Alberto, che vive in Spagna con la sua famiglia, farà di tutto per essere presente nonostante il poco preavviso. E così vorrebbero fare tanti amici e compaesani, oltre agli altri parenti. “La notizia è arrivata solo il 1 di marzo indicando la consacrazione per il 25 dello stesso di mese, ha spiazzato un po’ tutti anche se era attesa – racconta Marcellina – e non è facile organizzarsi per le tante persone che vorrebbero essere presenti in questo giorno importante per Christian. Al momento non abbiamo ancora una data certa di partenza”.
Il figlio più grande è quindi molto impegnato nei preparativi in questi giorni, con l’aiuto di quelle persone intorno a lui che tanto si sono preoccupate e hanno pregato per la sua salute in quelle ore di paura, seguite da quelle del parziale sollievo, distanti ormai quasi un anno. Le stesse che lo hanno riaccolto con abbracci e sorrisi quando il padre comboniano nativo di Schio ha fatto rientro in Altovicentino, riprendendosi al cento per cento e portando con sè come “bagaglio” incancellabile non solo i ricordi di quella notte di paura ma pure le cicatrici rimaste a testimonianza di questa esperienza. “Christian comunque si è ripreso bene – dice ancora la madre -, in Kenya i medici hanno lavorato come meglio non si poteva”.
Per circa 16 anni il sacerdote piovenese ha vissuto in Africa centro-rientale facendo parte delle coraggiose missioni che operano a sostegno della popolazione povera in uno stato di recente istituzione, nato solo nel 2005. Nella regione di Rumbek, territorio segnato da guerre civili e contrasti ancora attivi, il vicentino era giunto dalla capitale Giuba solo da pochi giorni. In seguito egli espresse parole di perdono per i suoi assalitori, secondo gli investigatori assoldati per impedire a un membro della Chiesa di insediarsi in quella zona dopo 10 anni in cui il ruolo era vacante. A qualcuno, il ritorno di un vescovo, poteva dare fastidio. Le indagini della polizia sudsudanese hanno portato alle accuse nei confronti dei membri di una organizzazione locale, ma il processo è in corso e bisognerà attendere una sentenza per la definizione esatta del movente e dei responsabili.
Di un mese e mezzo prima rispetto al fatto cruento sopra descritto la notizia della nomina vescovile, da parte di Papa Francesco, già risalente all’8 marzo 2021. Una investitura che negli ambienti ecclesiastici trovò ampia eco ben prima del terribile agguato, per la ancora giovane età di padre Christian, conosciutissimo nelle parrocchie dell’Altovicentino, dove è cresciuto prima di rispondere alla vocazione. E un rinvio di cerimonia e consacrazione effettiva che doveva tenersi lo scorso mese maggio, ritardata a conti fatti di 10 mesi per consentire la piena ripresa del nuovo vescovo in pectore, che opera in un’area difficile e martoriata dagli scontri etnici intestini del Sud del Sudan. La nuova data ufficiale è stata fissata per il prossimo 25 marzo a Rumbek.
A congratularsi per l’importante missione che lo attende è anche Luca Zaia, presidente della Regione Veneto. “Faccio i miei più cari auguri a padre Christian per questo incarico, al quale sono sicuro si dedicherà anima e corpo guidato dalla bontà d’animo e dall’amore per il prossimo che lo hanno sempre contraddistinto, fino al punto di mettere in pericolo la propria vita”.