Racconti in valigia dagli italiani nel mondo: chi torna e chi parte, cosa porta?


E’ un eterno vagare, da secoli, quello degli italiani nel mondo. Ed è di questo viaggio infinito che si è occupata la nuova puntata di We Love Italia, di recente appuntamento imperdibile del giovedì sera con repliche poi nei pomeriggi successivi. Ma chi parte e chi torna, cosa porta? E cosa chiedono gli Italiani a chi è in viaggio?
Partiti in cerca di sfuggire alla fame, come agli inizi del secolo scorso; o ancora desiderosi di dare un futuro più dignitoso alle proprie famiglie come nel dopoguerra; semplicemente per tentare invece nuove esperienze, come accede ai nostri giorni per molti giovani desiderosi di allargare i loro orizzonti. Ed è a questi che Gianni Manuel, Martina Polelli e Marco Zorzi a Radio Eco Vicentino hanno rivolto la domanda per scoprire cosa viaggia assieme ai nostri connazionali, richiesto o comunque immancabile tra le cose da mettere in valigia.
Molto significativa, a questo proposito, la testimonianza di Giuliana Amoasah, effervescente imprenditrice italiana che ha unito le sue radici italiane con una forte passione per l’Africa, il continente d’origine della famiglia. Fondatrice della “By the Way Partners”, un’agenzia dedicata a creare sinergie tra il mondo dell’imprenditoria e della filantropia italiana e le opportunità presenti nel continente a sud del Mediterraneo, ha spiegato come nei suoi rientri nel bel paese non manchino le richieste culinarie: “Vini e formaggio – spiega l’intraprendente imprenditrice e mamma ora in Ruanda – specie il parmigiano, mentre quando sono qui senz’altro il burro di karité e i tessuti con cui creare accessori di design”.
Simpatico e tutt’altro che banale anche il racconto del fotografo del fashion, Laredo Montoneri, che da Los Angeles spiega come la globalizzazione e a tecnologia abbiamo cambiato le cose: “Oramai sui siti di e-commerce si trova di tutto – chiarisce il content creator a proposito dei suoi rientri in Italia – ma la cosa più interessante è lo sguardo con cui torni a guardare un Paese di cui non senti mai di essere saturo, pronto a coglierne nuove sfumature”. Poco di materiale quindi, come nel percorso a ritroso con la memoria compiuto con l’editore ed ex primo cittadino di Valdastico, Alberto Toldo: “Dalle nostre valli partivano in tanti spesso senza conoscere la destinazione finale, con i soli vestiti che avevano indosso: il massimo era una foto sgualcita, l’unico ricordo di una famiglia lontana da custodire come il più prezioso dei gioielli”.
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