Coppia gestiva 20 immobili senza avere un conto corrente. Scatta il sequestro dei beni
Sembra davvero concludersi nei “dintorni” del Natale l’era degli agi per una coppia di origini egiziane che risiede nell’Altovicentino. A un uomo e una donna – dei quali per il momento non sono state rese note le generalità in quanto persona dolo indagate – in via preventiva sono stati sequestrata dalla Guardia Finanza in tutto 20 immobili fra terreni, fabbricati e una residenza di pregio.
Per un valore di oltre un milione di euro, cifra in controvalore ritenuta congrua per tutelare le spettanze da una quindicina d’anni sottratte al fisco italiano. Si tratterebbe infatti di evasori totali, con la particolarità di non possedere apparentemente alcun conto corrente a loro nome.
Ad occuparsi di una vicenda che stupisce per quanto, sia pur al momento solo in ipotesi, indietro nel tempo risalga l’inizio della frode all’erario, sono i finanzieri della Compagnia di Schio, che hanno approfondito la posizione dei due coniugi di San Vito di Leguzzano. I due erano contitolari di una società di affari immobiliari sorta nel 2003 e dichiarata fallita nel lontano 2006 ma, di fatto, ancora attiva, dopo aver saldato un paio d’anni dopo i creditori, pur mantenendo negli anni successivi lo “status” di azienda in regime fallimentare.
Un’anomalia evidente che si è protratta negli anni a venire dal 2008 e sulla quale si stanno approfondendo le investigazioni di Fiamme Gialle e Procura di Vicenza, che di recente ha autorizzato il sequestro preventivo dei beni. Le indagini condotte dai militari scledensi hanno permesso di rilevare come in realtà si trattasse di una “società di comodo”, costituita allo scopo di proteggere da altri creditori – lo Stato in testa tra questi – l’ingente patrimonio immobiliare nella disponibilità della coppia, costituito appunto da 20 immobili tra terreni e fabbricati, tutti presenti a San Vito di Leguzzano.
Gli accertamenti svolti dai finanzieri hanno permesso di ricostruire l’articolato sistema di fatture per operazioni inesistenti e aggiramento delle imposte che hanno permesso ai due egiziani di arricchire il proprio patrimonio, accumulando però nel contempo un debito milionario nei confronti del fisco. Le “carte” sotto esame, come recita la nota stampa della GdF di Vicenza autorizzata dalla Procura di Vicenza, dimostrerebbero la presenza di una società con sede in Lussemburgo, detentrice del 90% del capitale sociale della Srl.
La coppia vive nel 2005 in una non meglio precisata “magione di lusso”, formalmente in affitto proprio dalla società straniera, nonostante ne risulti in passato tanto l’acquisto che il restauro a loro spese. Circostanza sospetta sulla cui scia è poi emersa la totale assenza di movimenti di denaro che comprovino l’effettivo pagamento del canone di locazione mensile. Da almeno 10 anni, inoltre, come appurato dai finanzieri scledensi, i coniugi vicentini d’adozione non disponevano di alcun conto corrente intestato, anche qui con il sospetto che si trattasse di uno stratagemma – peraltro noto – di aggiramento delle imposte in caso di chiamata al risarcimento all’erario.