In Bosnia il funerale dell’autista di San Vito morto 10 giorni fa. Fatale un trauma alla testa
Il feretro di Sinisa Kojic, il camionista di 54 anni di San Vito di Leguzzano mancato improvvisamente in circostanze ancora non del tutto chiare la mattina di lunedì 16 agosto, ieri ha lasciato il Veneto per raggiungere la Bosnia Erzegovina. Lì in quella sua terra natìa dove, come da consuetudini popolari, sarà tumulato con a vegliarlo familiari e amici delle origini a Derventa-Crnca, città ai confini con la Croazia. Il via libera è giunto dalla Procura di Vicenza e dal Consolato di Milano dopo l’effettuazione dell’esame autoptico sul corpo dello sfortunato autotrasportatore.
A distanza di una decina di giorni dal tragico evento, avvenuto nel piazzale di una ditta di autotrasporti di Carmignano di Brenta, arriva così il momento dell’ultimo addio a un uomo laborioso che con pazienza e l’amore della compagna Brankica si era costruito una vita e una famiglia nell’Altovicentino, lasciando nello sconforto i due figli e tutta la comunità di San Vito, rimasta colpita dalla disgrazia capitata a una coppia che da oltre 20 anni viveva in paese. Da tre anni era divenuto anche nonno di un nipotino, una gioia immensa.
Ad portare un messaggio di condivisione in via Monte Ortigara da parte dei sanvitesi è stato il sindaco cittadino Umberto Poscoliero, raccogliendo il pensiero e il cordoglio dei propri concittadini. Intanto, sul fronte delle indagini, tutt’ora in corso, sarà l’esito riportato sul referto dell’autopsia a porre un punto sulla vicenda. Per conoscerne il contenuto bisognerà attendere circa 60 giorni, ma secondo quanto filtrato e riportato sui giornali locali l’ipotesi della morte in conseguenza di una frattura cranica causata dalla caduta – su un cordolo di cemento – rimane l’unica accreditata.
Una ricostruzione che esclude il malore – si pensava a un infarto, poi smentito – come causa diretta, ma che non spiega come mai il 54enne impegnato nella pulizia della cisterna sia caduto a terra sbattendo il capo con tale violenza da stroncarlo sul colpo. Pare certo che l’uomo non si trovasse sopra il mezzo, non si è trattato pertanto di caduta da un’altezza rilevante. Una questione non di secondo piano, viste le implicazioni in materia di sicurezza sul posto di lavoro e la presenza degli ispettori dello Spisal, che si aggiunge al fascicolo aperto (d’ufficio) per omicidio colposo. Un malessere non letale o un inciampo, e non sarà facile certificarlo con assoluta certezza.
Oggi, nei giorni del cordoglio e del triste rientro in patria, non è ancora lecito parlare di fatalità o meno, rilevando eventuali responsabilità indirette di terze persone. Confermato invece che nessuno, quel mattino prima delle 9 all’esterno dell’azienda locale “Panizzolo Autotrasporti”, ha assistito di persona alla scena. Nè l’area era coperta da telecamere. Da un sopralluogo nella ditta non sarebbero emerse violazioni a norme in materia di sicurezza, ma anche su questo aspetto bisogna attendere le conclusioni del pm titolare dell’inchiesta.