Demenze e Alzheimer, Cunegato: “Nell’Alto Vicentino mancano servizi e specialisti”
“Fino all’estate scorsa il Centro per i Disturbi Cognitivi e Demenze di Santorso vedeva la presenza, oltre a due esperti geriatri, di due neurologi specializzati nella demenza. Ora però i neurologi non ci sono più. Si tratta di un problema serio, visto che una percentuale significativa di queste patologie è di stretta pertinenza neurologica”.
A lanciare l’allarme è il consigliere comunale di Schio e candidato al consiglio regionale Carlo Cunegato (Veneto che Vogliamo), che torna ancora una volta a sollevare il velo sulle criticità del sistema sanitario, in particolare nell’Ulss 7 Pedemontana.
“Viviamo in una società dove ci sono sempre più anziani – sottolinea Cunegato – e in Veneto oggi ci sono 178 over65 ogni 100 under15 e tra dieci anni saranno addirittura 260. Una politica seria dovrebbe progettare e immaginare, con senso di responsabilità, dei servizi per questa parte della popolazione sempre più numerosa”. A fronte di una popolazione sempre più anziana e più malata, i servizi diventano quindi fondamentali e i Cdcd si collocano al centro della rete di diagnosi, cura assistenza delle demenze: malattia di Alzheimer, altre forme come il Parkinson, malattia a corpi di Levy, demenze frontali e molte forme vascolari, oltre alle forme giovanili che richiedono competenze o puntuali consulenze di tipo neurologico.
“Anche i malati giovani, ossia quelli che hanno meno di 65 anni – aggiunge Cunegato – dovrebbero essere seguiti da un neurologo esperto in demenze. Adesso però le persone con queste patologie sono costrette a rivolgersi ad altri ospedali perché l’Altovicentino ha perso anche questo servizio”.
Cunegato alza ancora una volta il dito verso chi decide nella sanità locale. “Cosa fa l’Ulss? Niente. Con i soldi risparmiati con la mancata assunzione di neurologi, potrebbero almeno essere messi in campo attività utili a ritardare il declino cognitivo e a ridurre il disagio psicologico e sociale di chi si prende cura di tutte queste persone: ad esempio implementando l’assunzione di altre professioni sanitarie preposte alle terapie psico-sociali, come la terapia occupazionale, la stimolazione cognitiva, la psicoeducazione e la psicoterapia individuale o di gruppo. Molte figure professionali potrebbero collaborare a progetti che a lungo termine porterebbero benefici a tutto il territorio e alle tasche dell’Azienda”.
“Mentre la Lanzarin dice di ‘prendersi cura di Santorso’ e Colman afferma che ‘la nostra sanità è un’eccellenza’ – conclude Cunegato – noi continuiamo a perdere pezzi e nessuno sembra saper cogliere l’occasione di offrire servizi davvero utili, lasciando la popolazione in balia delle proprie patologie”.