Fegato impiantato da donatrice di 93 anni a paziente in lista d’attesa. Record a Santorso
Un “primato“, se così si può definire, a livello regionale e di rilevanza anche nazionale, ma soprattutto un messaggio importante che concerne la donazione degli organi: si può essere donatori e contribuire a salvare delle vite umane anche da “grandi anziani“. Una concreta dimostrazione arriva in questi primi giorni del 2025 dall’ospedale Alto Vicentino di Santorso, dove un fegato è stato espiantato a una donna di 93 anni, deceduta in seguito a un danno a livello cerebrale, per poi venire impiantato in un paziente in attesa a Verona.
Doppio intervento riuscito, fatto salvo il decorso post-operatorio del ricevente. Si tratta di uno dei trapianti da donatore più anziano per età in Veneto e in Italia (a pari merito con un uomo di 93 anni a Firenze), solo di un anno in meno rispetto a un 94enne di Torino. Sono servite 11 ore di sala operatoria per completare l’operazione, seguita al via libera di compatibilità dato dalla commissione di medici e alle analisi precedenti mirate ad accertare il grado di funzionalità dell’organo poi prelevato.
A spiegare nei dettagli l’intervento chirurgico e le modalità con cui si è giunti al risultato, è il dottori Luigi Ongaro, primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Alto Vicentino. “A differenza di cuore e polmoni, tecnicamente non c’è un limite di età per le donazioni di fegato: il fattore decisivo è la funzionalità dell’organo che in questo caso era ancora molto buona. Così abbiamo proposto la donazione ai familiari, che hanno subito accolto questa possibilità. Con il loro consenso, abbiamo dunque trasferito la paziente dalla Neurologia alla Rianimazione, allo scopo di preservare le funzionalità del fegato mentre veniva svolto l’iter previsto dalla legge: è stata convocata la commissione, secondo la procedura”.
La procedura osservata si può considerare quella standard, adottata per tutti i donatori, ma con l’eccezionalità dell’età della donatrice ultranovantenne, aspetto inedito per i casi fino a “ieri” affrontati dall’Ulss 7 nei poli medici di Santorso e Bassano. Una volta posti i tasselli di competenza di tutte le parti in causa, si è potuto procedere, rispettando anche il volere della paziente e dei suoi cari e dando una nuova speranza di vita ad un paziente in lista di attesa per il trapianto: “l’età avanzata ha richiesto una particolare attenzione – spiega il dott. Alessandro Sartori, coordinatore trapianti presso l’ospedale di Santorso -, l’équipe di tre specialisti ha lavorato per 11 ore per mantenere l’organo in condizioni idonee a e c’è stata grande collaborazione con la Radiologia e l’Anatomia Patologica per lo svolgimento di numerosi esami in urgenza, richiesti dal centro nazionale trapianti proprio in considerazione dell’età della donatrice. In questo arco di tempo abbiamo monitorato con grande attenzione le funzioni vitali della paziente e siamo interventi ad ogni minima variazione”.
Il commento conclusivo spetta al direttore generale dell’azienda Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza. “Come tutte le donazioni anche questa è innanzitutto una storia di straordinaria generosità, che merita grande rispetto e gratitudine. Voglio dunque ringraziare in primo luogo i familiari per la loro scelta, ma anche tutto il personale coinvolto, perché sul piano clinico essere riusciti a concretizzare questa opportunità è stata una sfida non banale, senza precedenti in Veneto e con pochissime esperienze analoghe in Italia e in Europa, e questo dimostra ancora una volta la grande competenza dei nostri sanitari”.