Il territorio si mette in gioco: da stasera tre eventi per la prevenzione della ludopatia
Tre “puntate” sul piatto per contrastare il gioco d’azzardo (potenzialmente) patologico, tre comuni altovicentini pronti a scommettere a favore del proprio territorio e di chi lo vive. Sensibilizzare è la strategia, prevenire è l’asso nella manica delle amministrazioni comunali coinvolte, combattere la dipendenza è il jackpot a cui mirare. In gioco le vite e la serenità di persone e famiglie altovicentine. Santorso, S. Vito di Leguzzano e Valli del Pasubio si alleano con Unione Montana Pasubio Alto Vicentino e scendono in campo, proponendo una serie di incontri a partire da oggi.
Tre le serate proposte. Si inizia oggi alle 20.45 al teatro del Centro giovanile di Santorso in via Santa Maria 28 con lo spettacolo ad ingresso libero intitolato “Fate il nostro gioco”.
Con Diego Rizzuto e Paolo Canova (di Taxi 1729), fisico e matematico che si occupa di formazione e comunicazione scientifica sul tema del gioco d’azzardo. Flase credenze da smontare e rimontare sul gioco d’azzardo e lente d’ingrandimento sulle reali probabilità di vincita per esempio al Win for Life o al Gratta e Vinci. La proposta fa parte del progetto “Fuori Gioco”, promosso dalla cooperativa Radicà, rivolto agli studenti di scuole medie e superiori dell’Alto Vicentino con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani.
Martedì 20 marzo, a Valli del Pasubio in sala consiliare l’incontro pubblico sul tema “Gioco d’azzardo patologico: problema dell’individuo, della famiglia e non solo…” con Lorena Bergozza e Sonny Raumer. Nel corso della serata si approfondiranno i temi legati agli aspetti patologici della ludopatia, alla loro diffusione nel territorio dell’Alto Vicentino e verranno presentati gli interventi attivati dalla nostra azienda socio sanitaria.
Giovedì 5 aprile, infine, a San Vito di Leguzzano, nella sala civica della biblioteca è previsto l’incontro pubblico sul tema “L’azzardo non è un gioco: fra economia, società e induzione al gioco”, con l’assessore regionale ai servizi sociali Manuela Lanzarin, Alessandra Corò (dirigente dell’Ulss 7 Pedemontana) e Matteo Iori, membro dell’Osservatorio sui rischi del gioco d’azzardo del Ministero della Salute. I relatori descriveranno la situazione attuale in Veneto e in Italia e si confronteranno su come il gioco d’azzardo sia influenzato da aspetti economici, politici e sociali.
Le dimensioni del fenomeno e la crescita dei casi accertati di ludopatia in Italia sono confermati impietosamente dai dai numeri. Nel 2016 ammonta a 96 miliardi di euro (+ 7% rispetto al 2015) il complesso delle giocate, per un valore pari al 4,7% del PIL (l’istruzione pubblica si ferma il 4% come raffronto). Tradotto in dato pro capite, significa che ogni italiano, neonati compresi, ha giocato in media 1583 euro in un anno. Poco meno di 400 mila gli apparecchi da gioco regolarmente presenti nel territorio nazionale, slot machine e videolottery in prevalenza (una ogni 151 abitanti).
Guardando ai tre comuni coinvolti nell’iniziativa, a Santorso ogni cittadino ha giocato 508 euro all’anno (2,41% del reddito annuo pro-capite), a S. Vito 216 euro (1,05% del reddito) e a Valli del Pasubio 187 euro annui (1,05%). Attenzione però, la percentuale va “pesata” in quanto spesso le persone si muovono nei centri limitrofi, generalmente in quelli più popolosi , dove infatti le giocate medie sono più alte. E il tutto senza considerare il gioco “on line”, o quello illegale, che sfuggono ad ogni possibile quantificazione ma che vengono universalmente considerati una fetta consistente degli esborsi.
Gli impatti sociali sono evidenti: la letteratura scientifica riporta come il 2% dei giocatori finisce per sviluppare una forma di dipendenza patologica con gravi conseguenze sul piano personale, familiare, relazionale, economico, lavorativo e legale. Il servizio Ulss riferisce un incremento di presa in carico di persone affette da ludopatia: da 28 utenti registrate nel 2010, ad esempio, a 92 utenti nel 2017, ma la “parte sommersa”, anche qui, sfugge ad ogni statistica.