Rispettato nel Vicentino il lutto nazionale per Berlusconi, fra doveri e qualche mal di pancia istituzionale
Se da un lato quasi unanimemente sui media nazionali si è fatto a gara per sottolineare come “tutta Italia” si è fermata per i funerali ieri dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dall’altra non tutte le istituzioni hanno accolto di buon grado l’imposizione del lutto nazionale, deliberata dal governo Meloni e di per sé non dovuta di “default”.
Sui social ieri in tanti, infatti, hanno ricordato come un tale “onore” non sia stato riservato neanche a chi allo Stato ha dato la sua vita, come i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, trucidati con le loro scorte nel 1992, e che quindi il lutto nazionale fosse inappropriato per sì un grande politico, imprenditore protagonista anche del mondo del calcio e dello spettacolo ma al tempo stesso un condannato (4 anni per evasione fiscale) e un prescritto per decorrenza dei termini in molti altri processi.
A livello nazionale aveva fatto discutere la scelta dichiarata dal rettore dell’Università per Stranieri di Siena, professor Tommaso Montanari (“non metterò le bandiera a mezz’asta nell’Ateneo, esercito il diritto alla resistenza”, col centrodestra che ha parlato di “sfregio”). Nel vicentino la scelta delle bandiere a mezz’asta come segno di lutto nazionale non ha trovato tutti d’accordo, anche se tutti per dovere istituzionale si sono adattati, a parte alcuni casi specifici dove questo non è avvenuto per altri motivi. Non sono mancati tuttavia i distinguo.
Così, a Pedemonte, il sindaco Roberto Carotta ammette con il Giornale di Vicenza di essersene dimenticato in quanto preso da tante incombenze, mentre quello di Longare, Matteo Zennaro, spiega di non aver potuto mettere i vessili a mezz’asta a causa dei lavori in corso in municipio.
Diversa la situazione a Marano Vicentino: il sindaco Marco Guzzonato spiega di non averla esposta perché non era arrivata alcuna comunicazione ufficiale dalla Prefettura e nel giro di poche ore svela anche il perché: “Abbiamo cambiato la PEC a gennaio e verificando con la mail arrivata ai colleghi primi cittadini ho scoperto che era stata inviata all’indirizzo mail autenticato precedente, ora dismesso. Non so come mai, dato che tutte le altre comunicazioni della Prefettura ci arrivano regolarmente sul nuovo indirizzo. In ogni caso, se avessi ricevuto la comunicazione mi sarei adeguato e avrei messo la bandiera a mezz’asta come chiesto a tutte le istituzioni, mettendo comunque da parte le mie convinzioni personali”. Compresa probabilmente quella che riguarda la loggia massonica P2, cui Berlusconi non aveva mai nascosto di essere stato iscritto, coinvolta nella strage di Bologna del 1980, nella quale morirono proprio due cittadini di Marano Vicentino.
Distinguo anche da parte del sindaco di Santorso, Franco Balzi, che ha messo le bandiere a mezz’asta, ligio al suo ruolo istituzionale, ma che su Facebook ha pubblicato ieri un post dove spiega, senza mai citare l’ex Cavaliere Mediaset, quali siano i veri lutti a cui si sente chiamato a dare attenzione: “Ogni morte chiede rispetto e vicinanza a chi ne soffre. Ogni morte chiede di condividere (io preferisco nel silenzio) la sofferenza. La considero una scelta personale, intima; magari suggerita, ma mai imposta. Peggio ancora se ispirata da interessi di potere. Questo pomeriggio condividerò il dolore della famiglia di Mattia, il quindicenne di Santorso che pochi giorni fa se ne è andato in modo tragico e improvviso. Negli occhi di quei genitori ho visto il dolore profondo, che mi è entrato dentro. E mi sento spiritualmente vicino alla famiglia Prodi, per l’esempio di vita che la signora Flavia Franzoni ci ha dato, nei suoi molteplici ruoli. E sui quali non mi soffermo con le parole, perché sarebbero comunque inadeguate. Bastava guardare il suo sguardo, per capire chi era. Mi sento vicino alle tante famiglie colpite dalle morti bianche sul lavoro, che nel silenzio collettivo si aggiungono al lungo elenco ogni giorno. Su di loro si scrivono solo poche righe distratte. Mi sento vicini a quelle che subiscono la tragedia dei femminicidi, che altrettanto inesorabilmente proseguono, senza che si riesca ad arrestarli. A chi muore in uno dei 58 conflitti attivi nel pianeta (e non solo quello di cui esclusivamente si parla ogni giorno). A chi muore ancora di fame, di ingiustizia, di disuguaglianza. Con tutti questi essere umani condivido il mio lutto”.