Sanità, Simoni: “Sull’ospedale di Santorso non tutti remano nella stessa direzione”
«Le carenze di organico all’ospedale di Santorso non sono un problema di risorse, ma di reperimento di medici specializzati». A dirlo è un agguerrito Commissario dell’Ulss 7 Pedemontana, Bortolo Simoni, che – tabelle alla mano – sciorina tutti i numeri che rispondono alle polemiche di questi giorni dimostrando l’impegno della sua direzione per affrontare il problema e le tante cose fatte in questi mesi per garantire un adeguato servizio infermieristico e medico, a fronte di dimissioni e carenze di personale.
Simoni non va per la sottile neanche con sindacati e sindaci. “Nessuno può chiamarsi fuori dalla situazione che si è venuta a creare. I sindacati non si possono lamentare della mancanza di personale e poi essere contrari a collaborazioni esterne o al fatto di richiamare qualche medico in pensione!”. Ai sindaci dell’Alto Vicentino, risentiti per come in Regione si è risposto diversamente, sulle schede ospedaliere, alle richieste dei primi cittadini bassanesi rispetto a quelli della zona Thiene-Schio, Simoni ricorda piccato che mentre i sindaci ai piedi del Grappa si sono confrontati con lui, quelli del Distretto 2 non l’hanno mai cercato, preferendo rivolgersi direttamente in Regione.
«Siamo in sofferenza – spiega – e quando c’è una situazione di questo tipo bisogna affrontarla insieme, serve solidarietà. Mi dispiace vedere parlar male di un patrimonio importante come quello dell’ospedale di Santorso, ma da un punto di vista manageriale non posso accettare che si condividano e diffondano considerazioni da bar anche da parte di consiglieri comunali in lista, ad esempio a Schio, o da parte del presidente del Tribunale per i diritti del Malato».
I numeri
Il tema della carenza di personale sanitario è noto, così come note sono le sue cause, riconducibili principalmente ad un’errata pianificazione del numero di studenti di Medicina negli anni passati. Per Simoni però sono proprio i numeri ad invitare alla prudenza prima di lanciare allarmi generalizzati. Li ha presentati nella sala riunioni dell’ospedale dell’Alto Vicentino insieme a tutta la dirigenza dell’Ulss Pedemontana (direttore sanitario Emanuela Zandonà, direttore dei servizi sociali Alessandro Pigatto, direttore amministrativo Gianluigi Barausse), del primario del pronto soccorso Aldo Dibello e di altri alti funzionari.
Nell’Ulss 7 Pedemontana al 31 dicembre 2018 i medici assunti erano 538, in calo rispetto ai 566 del 2017, ma in numero maggiore rispetto a quelli del 2011, quando erano appena 523, e anche negli altri anni il dato si è mantenuto all’interno di questi valori. Sempre al 31 dicembre 2018, anche il numero di infermieri ed ostetriche risulta stabile: 1.635, uno in più rispetto all’anno precedente (1.634). In leggero aumento, invece, la dotazione di operatori socio-sanitari (Oss): 562 contro i 553 del 2017 e i 533 del 2015.
Le criticità nelle assunzioni
«Parlare di una situazione di generale emergenza – spiega Simoni – è quindi fuori luogo. Registriamo delle difficoltà ad assumere nuovi medici, e questo per scelte sbagliate compiute in passato alle quali ci vorranno anni per rimediare, perché un medico specialista non si può formare in sei mesi. Noi per primi, d’accordo con la Regione, avevamo richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica su questo a inizio anno. E in questi mesi siamo passati dalle parole ai fatti, con una serie di provvedimenti volti a potenziare gli organici, soprattutto in quei reparti che risultano in sofferenza: lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo innanzi tutto con nuove assunzioni, ma anche con nuove modalità organizzative dove non troviamo candidati».
Il riferimento è da una parte ai sette primari nominati dall’inizio dell’anno, che si aggiungono ai nove nominati nel corso del 2018, dall’altra alle circa 80 nuove assunzioni formalizzate nei primi quattro mesi di quest’anno, tra medici, infermieri, tecnici e operatori socio-sanitari.
Per quanto riguarda in particolare gli infermieri, proprio l’Ulss 7 ha da poco concluso, anche per l’Ulss 1 Dolomiti e 8 Berica, il maxi concorso con il quale sono state create tre graduatorie – una per ciascuna azienda socio-sanitaria – per complessivi 1.593 infermieri risultati idonei. Di questi, oltre 40 sono stati immediatamente assunti dall’Ulss 7 Pedemontana.
I tempi di attesa
Sono però anche i tempi d’attesa il nodo dolente dell’attività ospedaliera: lo ammette lo stesso commissario mostrando una grafica che conferma come da fine anno in poi solo le prescrizioni urgenti si siamo mantenute su standard adeguati, fissati a livello nazionale e regionale sopra il 90% delle prestazioni eseguite nel tempo indicato, mentre per le altre classi di priorità si è scesi fra l’80 e il 90%.
La situazione del Pronto Soccorso
Per quanto riguarda le carenze di organico al Pronto Soccorso di Santorso, sono in fase di attuazione alcune novità organizzative di cui si è già parlato in questi mesi: dall’ingaggio di medici “a gettone” all’affidamento del trasporto notturno dei pazienti ad una cooperativa specializzata in servizi sanitari, naturalmente con personale sanitario abilitato a intervenire in caso di emergenza, così che i medici di turno non debbano recarsi all’esterno dell’ospedale. «Queste azioni – sottolinea Simoni – rappresentano una risposta concreta alle difficoltà di reperire nuovi medici mediante le procedure concorsuali ordinarie. Voglio comunque sottolineare che la piena operatività e sicurezza di Santorso non sono mai venute meno: nel 2018 gli accessi al Pronto Soccorso sono stati 66.872, che vuol dire 66.872 persone che sono state ascoltate, visitate e assistite. Un numero che tra l’altro risulta in costante crescita rispetto agli anni precedenti: gli accessi erano stati 62.034 nel 2017, 58.854 nel 2016. Va dato il merito quindi, a tutto il personale del Pronto Soccorso di Santorso, di avere risposto con grande professionalità a questo incremento dell’attività, a fronte della parallela difficoltà a reperire nuovi medici».
I ricoveri e le schede ospedaliere
Complessivamente l’ospedale dell’Alto Vicentino ha effettuato nel 2018 18.561 ricoveri, 9.150 interventi chirurgici, 393.393 prestazioni specialistiche, oltre ai 1,3 milioni di esami di laboratorio. «Numeri – prosegue Simoni – che descrivono un ospedale pienamente operativo, al quale la popolazione continua a fare riferimento. Non vorrei infatti che si facesse confusione, prendendo a pretesto la discussione sulle schede ospedaliere: la presenza o meno del primariato non ha nulla a che fare con la presa in carico dei pazienti o con la presenza, all’interno dell’ospedale, di determinati specialisti. La Direzione delle Unità Operative Complesse è una questione interna di coordinamento organizzativo, ma i pazienti vengono presi in carico tutti, sempre e comunque».