Secondo caso di vaiolo delle scimmie nell’Ulss 7: paziente in isolamento a casa
È stato diagnosticato il secondo caso di vaiolo delle scimmie (in inglese monkeypox) nel territorio dell’Ulss 7 Pedemontana: il paziente, residente nel Distretto 2 Alto Vicentino, è in isolamento domiciliare in buone condizioni di salute.
Come per il primo caso, che era stato rilevato nel Distretto di Bassano e dell’Altopiano dei 7 Comuni, la diagnosi è stata effettuata dall’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive dell’ospedale di Santorso, dove il paziente era stato visitato: la sintomatologia sospetta ha spinto gli specialisti del reparto ad attivare lo specifico protocollo messo a punto dalla Regione Veneto, contattando il laboratorio di Microbiologia dell’Azienda Ospedaliera Università di Padova per l’invio di un campione da analizzare. Le verifiche di laboratorio effettuate su quest’ultimo hanno quindi confermato il sospetto di diagnosi.
«Non c’è nessun collegamento tra i due casi – sottolinea la dottoressa Maria Teresa Giordani, direttore dell’Unità Operativa Complessa Malattie Infettive dell’Ospedale di Santorso -, pertanto se è vero che è indispensabile un atteggiamento di attenzione per quanto riguarda quei comportamenti che possono essere a rischio, allo stesso tempo sono da evitare eccessivi allarmismi. Inoltre grazie anche all’azione della Regione Veneto sono in arrivo anche nella nostra Azienda socio-sanitaria i farmaci di nuova generazione specifici per il vaiolo delle scimmie, da utilizzare nel caso in cui la malattia si sviluppi in forma più grave, mentre le vaccinazioni sono già iniziate da parte del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica».
Queste ultime vengono proposte attivamente ai soggetti già in cura presso il reparto Malattie Infettive e considerati a rischio per altre patologie, ma possono essere anche fatte su richiesta dell’utente. Ulteriori informazioni sono reperibili sul sito dell’Ulss 7 Pedemontana.
«La nostra rete di servizi si conferma in grado di gestire anche questa relativamente nuova minaccia per la salute pubblica – sottolinea il direttore generale Carlo Bramezza -, garantendo una diagnosi precoce, che significa anche riuscire a intervenire subito nell’identificare eventuali contatti a rischio, e quindi assicurando ai pazienti le cure più efficaci, come sempre con il supporto della Regione Veneto sia in termini di linee guida, sia di approvvigionamenti di farmaci e vaccini».