Schio/Praga, mal di pancia del dirigente mette in bilico gara1 di Eurolega. Che poi salta tra le polemiche
Paolo De Angelis racconta in prima persona quanto avvenuto a Praga alla vigilia del match di Eurolega tra il club locale della Repubblica Ceca e il Beretta Famila Schio. Non disputato, con le campionesse d’Italia del basket rosa già nella capitale, in seguito al temuto contagio da coronavirus. E’ lo stesso direttore generale della società pluridecorata a definire come “assurda e quasi drammatica” la vicenda che lo ha riguardato direttamente, sparando a zero sulla franchigia ceca e sulla Federazione Europea: “Il club di casa non ha mosso un dito, nemmeno mi hanno fatto recapitare la mia valigia dall’hotel all’ospedale – racconta De Angelis che poi prosegue con sarcasmo -. Ringrazio l’USK Praga per il trattamento riservatoci e riservatomi, avranno anche vinto l’Eurolega nel 2015 ma, in quanto a fair play non sono degni di fare sport a nessun livello“.
Il Famila Schio sarebbe già stato accolto con diffidenza dallo staff della squadra ospitante, secondo la testimonianza diffusa oggi, in virtù dell’emergenza sanitaria nel Nord Italia e del fresco precedente della vittoria a tavolino assegnata sul Sopron, squadra ungherese che si rifiutò di affrontare le scledensi nell’ultimo turno del girone. Questo nonostante la Fiba – il massimo organismo europeo per la pallacanestro – avesse imposto la regolare disputa dell’incontro offrendo tutte le garanzie del caso. Era in programma mercoledì gara-1 dei quarti di finale della massima kermesse europea in tema di basket femminile.
Ad aggravare la tensione e a creare le basi per il rinvio definitivo un banale mal di pancia occorso al dirigente generale, a suo dire “recluso per 24 ore” in attesa dei risultati del test tampone, suscitando un’iniziale diffidenza che col passare delle ore si è trasformata in un caso internazionale tra sport ed ed epidemia. Fino al “putiferio” finale, seconda la stessa definizione adottata dal malcapitato protagonista del suo stesso racconto. Alla fine match rinviato su imposizione politica, vale a dire del Ministero della Salute della Repubblica Ceca, che ne ha vietato la regolare disputa risolvendo l’imbarazzo – e lo stallo – totale.
“Tutto per un normalissimo problema di stomaco – si legge nella nota firmata – che mi ha costretto a saltare la cena di martedì, e di cui gli avversari sono venuti fortuitamente a conoscenza. Il mercoledì mattina, seppur pienamente ristabilito e senza alcun problema, Praga ha minacciato di non giocare se non mi fossi fatto il tampone per certificare la mia negatività al covid-19. Cosa che ho accettato al fine di non vanificare lo sforzo organizzativo del club – ndr arrivare a Praga non è stata una passeggiata, trasferta tribolata per i trasporti limitati – e il lavoro di coach Vincent e tutte le giocatrici”. Test che ha confermato la buona salute e soprattutto la negatività al virus a distanza di quasi un giorno, con una sorta di “fermo” coatto dell’italiano in una stanza d’ospedale, anzichè in hotel come si attendeva e come gli era stato garantito.
“Possono stare tranquilli- e qui la polemica divampa -, nessun sentimento di vendetta mi o ci anima, non abbiamo il loro budget, ma un livello di dignità nettamente superiore e non ripagheremo mai con la stessa moneta: a Schio saranno sempre i benvenuti”. Infine la stilettata agli organizzatori della “coppa dei campioni” del basket femminile. “La povera Fiba ha dimostrato l’incapacità di prendere decisioni in momenti delicati. Mi dispiace, cara federazione europea, ma per gestire la migliore competizione del mondo ci vuole una professionalità ed una competenza di altro tipo, cosa che purtroppo non ho visto”.