Sola, presidente di La Casa: “Il problema anziani in dieci anni esploderà nell’Alto Vicentino”

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Oggi ci sono 13 mila persone fra i 77 e i 95 anni nell’Alto Vicentino. Fra dieci anni diventeranno 18 mila, ma nelle strutture residenziali per anziani ci sono solo 1.300 posti letto. Impensabile quindi che i servizi esistenti possano bastare per una popolazione che sempre più spesso, anche in forma precoce, ha a che fare con problemi di non autosufficienza.

“Oggi tutte le strutture sono sature, e fino a questo momento non ho mai sentito parlare di nuove iniziative per affrontare le esigenze future. E la cosa mi preoccupa molto. Con l’invecchiamento della popolazione cosa succederà tra 5 o 10 anni?” A parlare, intervistato ai microfoni della rubrica “L’Eco dei Comuni” di Radio Eco Vicentino  è Beppe Sola, il presidente dell’Ipab “La C.a.s.a.” di Schio, che con i suoi trecento posti è la principale struttura residenziale per anziani dell’Alto Vicentino.
Sola torna così su un argomento di cui aveva già parlato Roberto Volpe, presidente di Uripa, ovvero l’Unione Regionale degli Istituti per Anziani del Veneto.

Ascolta “Beppe Sola, presidente Ipab La C. A. S. A. di Schio” su Spreaker.

Presidente Sola, come si può affrontare  il fenomeno di questa “ondata” di anziani in arrivo sulla soglia della non autosufficienza?
“Oggi si parla moltissimo di assistenza domiciliare, però servono persone qualificate che non ci sono. Inoltre si sta presentando un fenomeno di decadimento cognitivo precoce, e come conseguenza entrano in casa di riposo persone sempre più giovani. E questi individui hanno un’aspettativa di vita molto lunga. Tutto questo aggrava la situazione che ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni”.

Le famiglie fanno i conti anche con una questione di carattere economico.
“Vero. Nella graduatoria dell’Ulss 7 ci sono in lista d’attesa 450 persone anziane che hanno un punteggio pari a 60, che è basso. Il fatto è che, di diritto, solo quando un individuo si aggrava, ed arriva ad avere un punteggio di 80, gode di un contributo da parte della Regione di 52 euro al giorno, sotto non ce l’ha. Oggi la retta per l’accoglienza nelle strutture, val la pena di ricordare, è suddivisa in due parti: la retta alberghiera, che viene versata a noi per il vitto e l’alloggio e va dai 70 ai 77 euro al giorno, e la quota sanitaria di 52 euro. Considerando solo la retta alberghiera, una famiglia è già costretta a sborsare 2.100 euro al mese per il proprio caro ospite di una struttura. Senza quota regionale, il costo complessivo sale a circa quattromila euro al mese. Sono costi davvero onerosi per le famiglie”.

Si riscontra, inoltre, un problema di risorse umane. È difficile trovare persone che lavorino nelle Ipab.
“Abbiamo problemi con i medici e soprattutto con gli infermieri. Nel momento in cui l’Ulss apre la graduatoria per i concorsi, la prospettiva del posto fisso, e quindi di un miglioramento della propria situazione economica, provoca una fuoriuscita dalle case di riposo verso le aziende socio-sanitarie”.

Quali consigli si possono dare alle nuove generazioni?
“Considerando che quello economico sarà un problema sempre più importante, credo sia doveroso che i giovani, in previsione del momento in cui potrebbero aver necessità di accedere a queste strutture, attivino delle polizze assicurative che garantiscano a vita un aiuto nel pagamento della retta mensile”.

 

Gabriele Silvestri