Sotto i ferri due volte per un tumore al seno: il record negativo di Santorso
All’ospedale di Santorso la percentuale di secondi interventi per tumori al seno non completamente asportati è più del doppio rispetto alla media nazionale. La denuncia arriva da Giorgio De Zen e Carlo Cunegato, consiglieri comunali di minoranza a Schio per Coalizione Civica che sulla situazione dell’Ulss 7 Pedemontana hanno presentato una interrogazione al sindaco.
La richiesta di chiarimenti prende le mosse da una inchiesta della giornalista Milena Gabanelli, che nella sua rubrica Dataroom ieri sul Corriere della Sera ha documentato la situazione sia in fatto di prevenzione che di cura per quel che riguarda il tumore alla mammella.
“Nell’inchiesta – spiegano Cunegato e De Zen – vengono riportati i dati presenti nel Piano nazionale esiti dell’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari (pubblicazione 2019, con dati relativi al 2017) sul rischio di re-intervento dopo un intervento chirurgico conservativo di asportazione del tumore al seno. In Italia, su 37.200 donne operate con intervento conservativo, in media 2.800, ovvero il 7,5%, devono tornare in sala operatoria entro quattro mesi perché il tumore non è stato asportato radicalmente. Questo indice, significativo di efficienza ed efficacia della prestazione erogata, viene monitorato annualmente dalla Regione, e nei centri specialistici più avanzati va dal 3 al 5%. A Santorso tale indice è del 18,24% e nella classifica delle 45 strutture con indice superiore alla media l’ospedale dell’Alto Vicentino si posiziona al ventunesimo posto, quarto in Veneto. Nella stessa inchiesta si evidenzia come in molte strutture siano ancora attivi mammografi con più di dieci anni di età e come questi siano inadatti ad una tempestiva ed accurata diagnosi del tumore al seno”.
Per questo Coalizione Civica chiede al sindaco quali siano le motivazioni di questo risultato e cosa l’Ulss metta in campo per migliorarlo. “Vogliamo anche sapere a quale tipologia, se digitale o analogico, appartene il mammografo presente presso l’ospedale di Santorso, da quanti anni è in funzione e qual è il grado di accuratezza che può assicurare alle donne che si sottopongono al suo esame”. Va detto, a completezza dell’informazione, che la stessa Gabanelli spiega che a volte il doppio intervento è più frequente negli ospedali anche di grandi dimensioni perché lì si privilegiano gli interventi conservativi rispetto a quelli definitivi.
Il tema della prevenzione e cura dei tumori al seno non è però l’unico su cui Coalizione Civica pressa il sindaco di Schio: c’è infatti anche la situazione del Centro di Salute Mentale: a giugno infatti Cunegato e De Zen avevano sollecitato con un’interrogazione l’attenzione sulla chiusura del Centro scledense, un servizio che garantiva 1500 visite all’anno e che era stato interrotto. “L’Ulss aveva garantito che la chiusura del Csm di Schio sarebbe stata solo estiva. e in un suo intervento sulla stampa a fine agosto il sindaco Orsi aveva affermato che il Csm avrebbe presto riaperto. Ormai siamo ad ottobre e, per ciò che ci è dato sapere, il Csm Schio è ancora chiuso. I disagi delle persone con patologie psichiatriche, che spesso hanno problemi di salute e provengono da situazioni di deprivazione materiale, continuano. Visto che Orsi ne aveva garantito la riapertura, quando questa potrà avvenire?”.