Tritolo davanti al portone di casa di un giovane pregiudicato. Era un avvertimento
Una quantità imprecisata di tritolo nella cassetta per la corrispondenza che, se innescata, poteva provocare un’esplosione con conseguenze potenzialmente letali. E’ accaduto a Schio, ormai una settimana fa, davanti al portone di casa di un uomo di 27 anni, pluripregiudicato, di origine straniera, coinvolto in una serie di “affari” torbidi nell’ambito della criminalità locale e del mercato dello spaccio di droga. A ritrovare il pacchetto sospetto erano stati i genitori conviventi del giovane, ignari del pericolo tra le loro mani.
Si trattava di un ordigno esplosivo rudimentale ma pericoloso, apposto sembra più per “avvertimento” che per fare del male. Da escludere, dunque, la pista di un attentato fallito. A confermare questa ipotesi, in attesa di riscontri certi che si avranno solo della conclusione delle indagini dei carabinieri della Compagnia di Schio, c’è una serie di messaggi giunti al 27enne per avvertirlo di un “regalo” lasciato sul portone del suo alloggio di via Gualtieri, nel quartiere di Poleo. Un contenitore anonimo, con all’interno una sorta di “candelotto” in plastica pieno di polvere granulare all’interno e una miccia visibile.
Il fatto risale a sabato scorso, 18 luglio. Giornata già di per sè assai impegnativa per i carabinieri di Schio, impegnati in quelle ore anche sull’altro delicato fronte di indagine di San Vito di Leguzzano, per il “giallo” della morte di Bruno Scapin nel giardino di una villa, poi risoltosi nelle ore successive liberando il campo dai dubbi che si trattasse di un omicidio. Proprio in contemporanea in località Poleo, a una manciata di chilometri di distanza, l’evento di cronaca di cui si ha avuto notizia solo nelle scorse ore. A richiedere l’intervento delle forze dell’ordine i congiunti del destinatario del tritolo impacchettato, spaventati dal ritrovamento e solo successivamente informati dei messaggi intimidatori ricevuti dal figlio.
Non si è rivelato un falso allarme. Una volta sul posto i carabinieri hanno transennato l’area di sicurezza per poi affidare il compito di verificare l’effettiva natura della miscela esplosiva alla squadra del Nucleo Artificieri giunta da Venezia. Il riscontro oggettivo degli esperti di stanza in Laguna ha confermato che si trattava di polvere tritolo, composto granulare – spesso compattato nei cosiddetti “candelotti” di dinamite – con effetti potenzialmente devastanti se innescato da un detonatore o una miccia.
Le indagini risultano ancora in corso ma ormai in via di conclusione a distanza di sette giorni: l’autore della chiamata di avvertimento nel frattempo è stato individuato e identificato dai carabinieri grazie ai riscontri ottenuti ai telefonici e altri indizi probanti. Si tratta di T.P., altro pregiudicato scledense di 53 anni, nato nel 1967. Nel corso di una perquisizione domiciliare sono stati trovati in suo possesso due fucili da caccia, 6.500 proiettili, micce e polvere pirica: tutto detenuto in maniera illecita. Quest’ultimo è stato denunciato per le minacce a mezzo telefonico espresse nei confronti del 27enne, la fabbricazione dell’ordigno e la detenzione illecita di armi e materiali esplosivi.