Tre alpinisti recuperati con l’oscurità dopo 10 ore di ricerche sul Monte Cornetto
Domenica caratterizzata da una corsa contro il tempo e di ricerche nel labirinto di neve, nebbia e ghiaccio sul Monte Cornetto, già triste teatro il giorno precedente di un incidente di montagna con vittima un giovane scalatore di 29 anni di Rovereto. Una task force di ben 18 elementi, componenti del Soccorso alpino di Schio, sono stati impegnati dalle 11.20 del mattino di ieri alla ricerca di tre alpinisti rimasti bloccati nel ghiaccio, dispersi dopo essere saliti dal Vaio Trenche e aver raggiunto la Forcella dell’Emmele.
Nonostante le coordinate gps acquisite, a causa della nebbia fitta e delle condizioni ai limiti dell’inaccessibile, gli uomini saliti sulla Catena del Sengio Alto si sono suddivisi in tre squadre fino a incontrare, non senza fatica e affrontando anche aree pericolose, a trovare i tre dispersi. Si tratta di due vicentini di Torrebelvicino, un uomo e una donne entrambi di 33 anni, e di un 49enne di Gazzo Padovano.
I tre alpinisti recuperati e messi in salvo con intervento concluso intorno alle 22 di ieri sera erano rimasti bloccati in un canale infossato tra guglie e creste, riuscendo a dare l’allarme poco prima di mezzogiorno. Si trovavano in una zona già raggiunta il giorno prima dal Soccorso alpino, ma utilizzando elicotteri per il recupero del giovane trentino perito sabato. Stavolta, la coltre di nebbia scesa tra le montagne ha reso ancora più ardua e pericolosa la missione di salvataggio, forse il più difficile intervento di questo inverno in Veneto per gli specialisti del Cnas.
Il terzetto era rimasto “incrodato”, termine del gergo che indica l’impossibilità sia di salire che di riscendere dalla posizione raggiunta. Una squadra di 5 tecnici ha iniziato a risalire il versante, attraversato da numerosi canalini, senza riuscire a individuarli anche a causa della presenza di nebbia. I soccorritori si sono portati in alto, scalando su misto in un ambiente impegnativo per le scariche di neve e sassi, causate dalle alte temperature. È stato quindi richiesto il supporto di un’altra squadra, che si è mossa nella parte sinistra del canale, finché entrambe non sono arrivate a una parte inaccessibile della parete. Ed è stato così che, in due, sono riusciti a individuare e raggiungere gli alpinisti. Una volta capito il percorso, gli altri sono stati fatti convergere e durante la salita hanno attrezzato le diverse soste per le sei calate da sessanta metri che avrebbero affrontato in discesa.
Assicurati, gli alpinisti sono stati portati in fondo allo stretto e ripido canalino, dove hanno trovato l’ultima squadra che aveva predisposto il tratto finale della discesa per arrivare alla Strada del Re e alle macchine. “Avvertiamo – si legge in un nuovo comunicato del Soccorso alpino del Veneto – che le condizioni particolari di questi giorni con temperature alte, scariche di neve e sassi, terreno instabile e non proteggibile, rendono impraticabili in sicurezza queste zone”.