Tre uomini in 10 mesi dispersi sulle Prealpi vicentine, tre famiglie ancora senza risposte
Montecchio Maggiore, la vicina Arzignano e, da una decina di giorni, anche Monselice. Tre cittadine accomunate dagli stessi interrogativi, e dal dolore di altrettante famiglie che condividono il medesimo senso di vuoto l’intimo bisogno di risposte, dopo la scomparsa sulle montagne vicentine di un proprio caro. Si tratte di tre uomini, scomparsi tra le vette che amavano ammirare nelle loro escursioni, su tre mete differenti: massiccio del Pasubio, l’Altopiano di Asiago e l’alta Val Posina.
In ordine di scomparsa, il riferimento va attribuito a Daniele Mezzari, 42enne castellano, sparito il 25 gennaio scorso in un sabato di pieno inverno; Lorenzo Lavezzo, 58enne arzignanese, andato in cerca di funghi domenica 20 settembre; Gianni Sadocco, 62enne padovano non rientrato a casa la sera del 12 novembre dopo una camminata tra i boschi. Di quest’ultima persona le operazioni sono ancora attive, purtroppo infruttuose per il secondo week end consecutivo.
In tutti e tre i casi irrisolti si è registrata una mobilitazione massiccia di soccorritori ed esploratori che, sotto la supervisione del Prefetto di Vicenza, il coordinamento del comando dei vigili del fuoco e con l’apporto di diverse squadre di soccorso alpino, si sono mossi alla volta di fitte foreste, sentieri di montagna, pendii e parete rocciose, ma anche grotte, anfratti specchi d’acqua e ovunque si potesse cercare prima un uomo da salvare e, a distanza di giorni di ricerca, un corpo su cui piangere a cui dare sepoltura. In centinaia sul Pasubio tra fine e gennaio e primi di febbraio, con elicotteri e droni utilizzati per le ricognizioni dall’alto per il trasporto rapido dei ricercatori, stessi campo base e scenari poi ripetuti a distanza di 8 e 9 mesi circa, sempre su altitudini oltre i 1.000 metri e in territorio montano vicentino. Unità cinofile, Protezione Civile, corpo speleologico, corpo forestale, sommozzatori, alpinisti e schiere di volontari a comporre un esercito della salvezza che nonostante l’impegno straordinario non è riuscito finora, a portare in tre famiglie almeno le necessarie risposte per provare a voltare pagina.
Daniele Mezzari/Pasubio. Ultime tracce dell’operaio di Montecchio Maggiore sono state trovate nei dintorni di Rifugio Balasso, vale a dire la sua auto parcheggiata nei paraggi. Da lì, zaino in spalla, si era messo in marcia in totale solitudine in un sabato pomeriggio di gennaio, incamminandosi su terreni in parte coperti di neve. Nonostante le ricerche massicce e prolungate, battendo palmo a palmo le zona sacre della Grande Guerra sopra Valli del Pasubio, di lui più nulla. Rimane un mistero assoluto la sua scomparsa, per cui erano state organizzate nuove battute di perlustrazioni a inizio autunno, poi sospese prima per il maltempo e poi per la nuova emergenza.
Lorenzo Lavezzo/Rotzo. Era l’ultima domenica d’estate quando due fratello dell’Ovest Vicentino partono alla volta dell’Altopiano di Asiago, con la speranza di riempire i rispettivi cesti di funghi. Raggiungono la meta prefissata, si dividono e si danno appuntamento per il ritorno. Uno dei due non tornerà mai alla macchina, è il 58enne Lorenzo per il quale si attende il ritorno, per qualche ora preziosa, per poi innescare la macchina dei soccorsi. Per due settimane in località Campolongo una chiesetta diventa il campo base delle decine di persone che si alternano a setacciare i boschi dell’Altopiano, sugli schianti della tempesta Vaja, esplorando anche le voragini presenti in zona oltre alle distese di tronchi spezzati. Anche qui, purtroppo, senza esito alcuno.
Gianni Sadocco/Passo della Borcola. L’ultimi a scomparire tra le montagne in ordine temporale è stato il più esperto tra i tre sfortunati escursionisti. Un profondo conoscitore i malghe, boschi e sentieri, tornato dove era stato ai primi di giugno, dopo il lockdown, per visitare di nuovo un’area che apprezzava proprio sul confine tra Veneto e Trentino. Anche nel suo caso si era avventurato da solo sopra la Val Posina, Arsiero e Tonezza del Cimone, probabilmente raggiungendo Folgaria, e la sua auto è stata trovata parcheggiata lungo la provinciale, forte della sua profonda conoscenza della natura in quota. Su di lui è giunta una segnalazione tardiva, a differenza dei casi sopraesposti, dopo la diffusione della sua immagine, novità che ha indotto i soccorritori a una seconda fase di esplorazione mirata. Anche questa tornata di ricerche, però è stata vana, e si è conclusa ieri. A distanza da 10 giorni dall’ultimo avvistamento, il lumicino di speranza di ritrovarlo in vita si sta spegnendo.