Turista cilena abbandonata sul Pasubio da “amici”. Recuperata nella notte dai soccorsi

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Storia (a lieto fine) di una disavventura che nasce dalla superficialità quella che poteva dare origine a una tragedia ieri sera sul massiccio del Pasubio, dove una ragazza sudamericana – una turista giunta dal Cile con un’amica – è stata soccorsa e portata in salvo nell’oscurità dal Soccorso Alpino, con le squadre di esperti di montagna della stazione di Schio – dieci in tutto quelli impegnati – a raggiungere l’escursionista a quanto pare “abbandonata” da una coppia di amici. O presunti tali.

Le due turiste straniere si erano accordate per un’uscita con un italiano, un 42enne della zona, partendo a ormai pomeriggio inoltrato dalla zona di Rifugio Achille Papa con l’intento di percorrere il tratto del Voro d’Uderle. Un sentiero adatto ad escursionisti con una certa esperienza e, soprattutto, equipaggiati come richiedono i percorsi di montagna, tra l’altro da affrontare con l’ausilio di catene in uno specifico segmento impegnativo. Al contrario, pare che il terzetto si sia incamminato con scarpe da ginnastica ai piedi e senza neanche una pila da utilizzare all’evenienza.

Ad un certo punto, la compagna di viaggio della 30enne poi recuperata ore dopo e l’altro (nuovo) amico vicentino avrebbero proseguito nella marcia lasciando la terza – a quel punto divenuta “incomoda” – in difficoltà, intorno alle 18. Non se la sentiva di proseguire, in una salita da affrontare con le catene a cui aggrapparsi. Può darsi che ci sia stato un malinteso a parole sul da farsi nel dialogo tra loro prima di separarsi, ma di certo lasciare una persona sola e inesperta quasi al limitare del buio e su un canalone di montagna non rappresenta una scelta responsabile e cauta. Per di più senza nemmeno uno smartphone per chiedere aiuto in caso di emergenza.

Probabilmente in stato di confusione, la cilena in vacanza in Veneto ha iniziato la risalita sui suoi passi, fin troppo impegnativa per le sue condizioni con ore di cammino già alle spalle, per poi smarrirsi nell’oscurità, andando così incontro a rischi ulteriori che potevano portare a conseguenze irreparabili. Pare che dopo aver desistito dal rientro sui suoi passi, la donna abbia tentato di proseguire nella direzione della coppia ormai però lontana. Una prima segnalazione si sarebbe avuta da un gruppo scout accampato nella zona: qualcuno tra i giovani in uscita avrebbe sentito delle grida di aiuto da voce di donna provenire da lontano, informando quindi i Carabinieri di Schio.

Coinvolti nelle operazioni oltre alla squadra di Cnsas/Soccorso Alpino, anche vigili del fuoco e i militari dell’Arma, a partire dalle 21 di martedì sera. In seguito,va detto che i due amici non vedendo la 30enne al rendez-vous nel parcheggio dove era stata lasciata l’auto, hanno lanciato a loro volta l’allarme.

Un tratto del Voro d’Uderle

Da qui in poi è sceso in campo il team di Soccorso Alpino che vigila sulle Piccole Dolomiti, nel dettaglio la squadra di Schio, con i volontari che si sono coordinati suddividendosi in 4 squadre e hanno iniziato la ricerca della giovane sudamericana disorientata e, per un paio d’ore almeno, dispersa sul Pasubio. E’ stata rintracciata, esausta e dolorante per un paio di scivolate sul percorso, a circa 100 metri dal sentiero maestro, in un prato dove avrebbe altrimenti trascorso la notte.

Dopo essere stata adeguatamente rifocillata e rincuorata, l’escursionista “abbandonata” è stata riportata alla base, dove ha reincontrato i due “amici”, con le virgolette in questo caso più significative che mai. L’intervento si è concluso a mezzanotte e mezza circa. “La preghiera che rinnoviamo – si legge nel comunicato di Cnsas Soccorso Alpino – è di non lasciare mai da sole le persone con cui partiamo. Di rallentare il nostro passo e tararlo su quello di chi è più lento, di stare assieme ai compagni in difficoltà, di aspettare sempre gli ultimi, di assicurarci prima di partire che tutti abbiano abbigliamento, calzature e attrezzatura adeguati, ad esempio una pila o una frontale sempre nello zaino”.