“Una vita in Val Leogra vale meno di una in Val d’Astico”. La Giunta si oppone ai tagli sui servizi sanitari
“Valli del Pasubio non può più stare zitto“. E’ laconico e diretto l’incipit del testo che l’amministrazione comunale ha diffuso in queste ore, riferito al tema dei servizi sanitari in progressiva fase di riduzione, o meglio dire di “taglio”, da parte dell’Ulss 7 Pedemontana, sulla scia degli esiti della Conferenza dei Sindaci di ieri mattina che tra i vari punti toccati ha prospettato gli accorpamenti della ex Guardia Medica territoriale – di fatto dimezzandone le sedi operative – e in generale sui presidi di assistenza sanitaria sia ordinaria che di emergenza.
A venire presa in causa è in realtà l’intera Val Leogra, territorio in prevalenza montano con esigenze specifiche che viene ulteriormente “allontanato” in termini di tempistiche di intervento, mettendo a serio rischio la salute di residenti e visitatori e il principio stesso della locuzione “pronto soccorso”. Basti pensare a un caso di infarto, peraltro come già accaduto nel passato recente, che viene citato come significativo esempio a supporto dell’insostenibilità dello status quo attuale.
“La montagna, ancora una volta, con i tagli definiti obbligatori dall’Ulss viene penalizzata – denunciano il sindaco Carlo Bettanin e tutta la squadra di amministratori locali -. Anzi, una montagna: la Val Leogra, e soprattutto Valli del Pasubio e la sua gente. Il territorio di Valli, dalle località più lontane, dista dall’ospedale di Santorso ben 25 chilometri. Da alcune contrade si arriva prima a Rovereto o a Valdagno che a Santorso. Considerando poi, che per alcune patologie acute, in alcune fasce si devono raggiungere Bassano o Vicenza, la distanza diventa addirittura di 60 chilometri”. Distanze ampie in ragione della morfologia del territorio che vanno tradotte in tempi lunghi di percorrenza, “aggravate” dalle scelte sulla logistica applicate alle politiche sanitarie che non possono passare sottotraccia.
Emblematico un caso concreto – e drammatico – riportato: “Il cittadino dell’ultima contrada di Valli, se colpito da un infarto, può sentirsi dire dall’operatore del 118 che i due mezzi di Santorso sono fuori su altri interventi, ne deve partire un terzo da Arsiero, prendere il medico a Santorso e venire a Valli. Possiamo solo immaginare cosa prova questa persona, che vive una sensazione di morte imminente, quando si renderà conto che dovrà aspettare l’ambulanza per almeno 45-50 minuti”. Una fattore ad alta criticità noto ai vertici dell’Ulss 7, in quanto già segnalato più volte. “Si chiedono spiegazioni all’Ulss e viene risposto che con l’ambulanza di Arsiero, la montagna del nostro distretto è tutta coperta. Forse ai nostri dirigenti serve una breve lezione di geografia sulla viabilità del territorio locale – dice con fermezza il vicesindaco Federico Pozzer -, e soprattutto se ne ricava che una vita in Val Leogra vale meno di una in Val d’Astico“.
Un altro punto cruciale riguarda il servizio di ambulanza ausiliario tramite organizzazioni di volontariato, comunque utile per quanto presente solo in determinate occasioni, ormai da due anni ridotto ai minimi termini. “Come non bastasse, fino al 2019 – si legge nella nota ufficiale – l’Ulss stipulava una convenzione con il Comune di Valli per il servizio di Croce Rossa, con la quale il territorio era coperto da un’ambulanza presente sul posto dalle 8 alle 20 per 33 giornate all’anno, nei momenti di maggior afflusso. La nuova dirigenza, ha concesso, per il 2021, solo 9 giornate, senza neppure motivare all’amministrazione il motivo di questa riduzione del servizio. Le lettere inviate all’Ulss non hanno mai avuto risposta”.
A concludere il comunicato con la dura presa di posizione da parte della giunta, l’argomento di maggiore attualità riguardo alla contrazione del servizio di Continuità Assistenziale, vale a dire le ex guardie mediche, che si affianca alle note problematiche legate alla carenza di medici di medicina generale sul territorio. “A distanza di pochi mesi, ora, per carenza di personale, si decide di chiudere cinque sedi di guardia medica su dieci. Tra queste anche quella di Schio che copre anche il territorio di Valli del Pasubio. I nostri dirigenti ancora una volta si difendono dicendo che resterà aperta la sede di Arsiero, quindi la montagna è coperta. Inoltre, a Valli del Pasubio nel frattempo succede che si perda anche uno dei tre medici di base. E che i due rimanenti accettano di aumentare il massimale di utenti a 1.800 persone”.
Una situazione che va al di fuori dei confini della “normalità” e che non sembra prospettarsi ad oggi nè essere definita come transitoria. “Chiaramente i cittadini e gli stessi medici rimasti – continuano gli altri amministratori comunali -, si trovano in una situazione di notevole disagio rispetto alla normalità. L’amministrazione ha identificato una persona che supporta i medici raccogliendo quotidianamente le richieste di ricette telefoniche degli utenti. Giustificandole come situazioni di momentanea difficoltà, si fanno scelte che peggiorano sempre più i servizi sul territorio. Sembra di vivere una vicenda schizofrenica: Da una parte si parla di necessità di medicina di prossimità, dall’altra si riducono e si allontanano i servizi territoriali. Da una parte si parla di supportare i cittadini che vivono in zone disagiate, dall’altra le scelte che si prendono penalizzano sempre di più chi vive in queste zone. Con l’azienda Ulss non c’è alcuna possibilità di confronto. I cittadini di Valli non sono cittadini di grado inferiore e non possiamo accettare ancora una volta di essere penalizzati senza neppure poter chiedere quanto dovuto. Cosa ci toglieranno la prossima volta?”.