Arzenton è il “desert runner” vicentino. Prossima tappa Sharm, ma non in vacanza
C’è chi dalla scarpe si toglie il proverbiale sassolino, e chi, invece, i granelli si sabbia. In quantità industriale si direbbe, nel caso di Adriano Arzenton, da quando, circa 20 anni fa ormai, ha scoperto dal nulla e in età già matura la passione per la corsa. Un runner che a 48 anni era partito dal “piano terra” delle passeggiate fino poi a prendere “l’ascensore”, cimentandosi passo dopo passo in competizioni diverse, fino alle ultramaratone da 100 e passa chilometri. E in condizioni anche ambientali, a volte, al limite degli sport estremi.
Oggi che di anni ne ha 67 compiuti ed è pensionato dopo una lunga carriera di dirigente amministrativo di enti pubblici tra Comuni, Provincia e Regione Veneto, il cittadino di San Vito di Leguzzano si gode il tempo libero da dedicare (anche) alla passione per le corse con l’etichetta che non gli dispiace affatto di “desert runner“.
Un uomo che, insomma, nel tempo si è specializzato e ha ottenuto risultati di prestigio di podio in podio proprio tra dune e rocce nelle varie categorie master, ottenendo anche un primato mondiale ai tempi dell’M55 nel 2016 (sotto i 55 anni d’età) nella specialità delle 6 ore su pista, correndo per oltre 66 km, e che ha visitato una porzione di mondo – Africa e Asia in particolare, terre “fertili” di deserti grazie a questa spinta interiore che si traduce per lui in movimento perpetuo. Motivazioni forti che sono riaffiorate, dopo una carriera che per qualcuno sembrava essersi conclusa nel 2019, superando prima il blocco pandemico e poi un infortunio che lo aveva costretto ai box per lungo tempo. Questo e altro racconta “Dodo” Arzenton, un nomignolo preso dal figlio come ci confida.
Ora Adriano è tornato a correre e sta preparando le valigie per spiccare il volo verso l’Egitto e presentarsi al via alla Sharm El Sheik Half Marathon, che si terrà domenica 23 novembre. Ad accompagnarlo, per l’occasione speciale, ci sarà anche la moglie Paola, la prima tifosa e più volte nominata dall’atlete sempreverde vicentino nel corso dell’intervista radiofonica a BreakPoint, il programma settimanale che racconta storie di sport vicentine. Attenzione che non si parla “solo” del deserto del Sahara, forse il più celebre, ma anche del Negev ad esempio, in Israele, e poi la Namibia, l’Oman, la Tunisia, il Senegal e anche le Isole Canarie e Baleari spagnole più volte, ma la lista è qui solo un riepilogo incompleto. E tante imprese, qualche anno fa, come la 100 miglia di Berlino in Germania e altre corse estenuanti, ricordi di vita sportiva che si affiancano a quelli legati alle corse sulla sabbia desertica che lo hanno reso conosciuto in Italia negli ambienti del running a 360°.
Con 90 mila km alle spalle corsi a piedi, dice lui stesso di voler “avvicinarsi” pian pianino all’obiettivo del 100 mila, chiaramente sempre in corse ufficiali. E con la voglia di tornare a Petra, in Giordania, dopo averla visitata – ed essersene innamorato – dopo una corsa sulle sponde del Mar Morto.