La Terza Categoria come la serie A: eurogol, cori e fumogeni ma anche risse e polemiche
La Terza Categoria vicentina non si fa mancare nulla e non ha nulla da “invidiare” (nel bene e nel male) al calcio che conta. Anche se la serie A dei vari Buffon, Hamsik e Icardi – tanto per citare alcuni campioni del calcio con la fascetta al braccio – si trova esattamente agli antipodi, bastava passare la domenica ieri a San Tomio di Malo per vedere di tutto e di più. In realtà, nel dopo gara almeno, ci si poteva accontentare di “qualcosa di meno”.
Il menù sul vassoio ha offerto cori, bandiere, sfottò, tamburi e fumogeni come antipasto, un piatto ricco e gustoso con assaggi di calci di rigore (realizzati e sbagliati), eurogol con nulla da invidiare ai big professionisti, cuore e corsa a non finire e, come contraltare, neuroni invece… finiti in qualche caso. Proprio come in serie A. Nel dessert del post gara un ricorso a “minare” il risultato del campo – a proposito San Tomio e Treschè Conca le protagoniste del big match, seconda e prima in classifica al 1′, posizioni invertite al 100′ -, una rissa scoppiata nel parcheggio ad oltre un’ora dalla conclusione della battaglia principale, e perfino un giocatore altopianese trasportato in ambulanza al pronto soccorso per una presunta ferita da barattolo scagliato da un esagitato ultras maladense.
Interpretazione del “presunta”? Praticamente tutti i presenti hanno visto partire la lattina di birra, qualcuno spergiura con bersaglio colpito (di striscio, altrimenti non si spiegherebbero i relativi tre giorni di prognosi) e chi al contrario parla di “sceneggiata”, visto il tardivo accasciarsi a terra di un giocatore ospite al termine dell’esultanza prolungata. L’unica certezza al momento risiede nell’erba innaffiata da una doppio malto. La differenza con la serie A? Niente var, qui, niente telecamere a captare perfino chi s’infila il dito nel naso e quindi parola semmai al direttore di gara e ai referti ospedalieri, se presi in considerazione.
Guai a scordare, però, nel bailamme dopo i 90 minuti più dieci di recupero – forse un record per una partita di pallone – che la stessa partita si è giocata in una cornice splendidamente sportiva. Tamburi e striscioni dall’Altopiano sfoderati dal manipolo di baldanzosi tifosi gialloblu del Conca, pochi ma buoni come si suol dire rispetto alla cinquantina di scatenati ultras d’occasione delle “rondinelle biancocelesti” di casa. Canterini quanto affumicati dai fumogeni, sprezzanti nei confronti di un giocatore avversario che, preso di mira, da difensore risponderà con una doppietta – Dimitri Panozzo, mai svegliare il can che dorme… – e alla fine li applaudirà senza scherno.
Tutto bello nelle premesse insomma, così come nelle promesse di spettacolo garantito per lo scontro al vertice tra le due battistrada distanziate una dall’altra di soli due punti. Obiettivo sorpasso per il San Tomio, già vincitore per 2-1 all’andata, obiettivo “stacco” per il Treschè Conca dei goleador di ghiaccio, attacco stellare del torneo. E sarà anche la giornata del gol numero 200 nel calcio dilettantistico del maladense doc Lappo, che deciderà con una punizione-bomba il match realizzando il 3-2. Con l’appendice di un penalty decretato e calciato a un baffo di Salvador Dalì dal palo al 95′ e pareggio clamoroso – ma che sarebbe stato meritato nella sostanza dagli beniamini di Roana e dintorni nella ripresa – solo sfiorato e che sarebbe percepito al contrario come una beffa dai frizzanti “frazionari” di Malo.
Prima di giocare le aspirazioni di sorpasso da una parte e quelle di sgasata verso la fuga per la vittoria dall’altra, dunque, poi nel parcheggio antistante allo stadio “Gastone Zerbato” di Santomio il tamponamento tra i due clan, con tanto di mamme oltre che giocatori e dirigenti a scambiarsi celentaniane carezze in un pugno, fortunatamente senza conseguenze per nessuno. Rissa da bar a cielo aperto, insomma.
Nel bene e nel male, come affermò più di qualche sociologo in passato, il calcio è proprio lo specchio della società: che si tratti di serie A o Terza Categoria non cambia nulla. E teniamoci lo spettacolo dei 90 minuti e a volte pure 100, e anzichè gridare allo scandalo e cancellare il gioco, godiamoci il “circo” anche quando un pagliaccio non fa ridere o quando l’acrobata cade giù nella rete senza farsi male. In fin dei conti… quando si va in rete poi non ci si pensa più!
Per chi volesse leggere nel dettaglio la cronaca, osservare le immagini e i contributi video, il portale partner per lo sport Calciovicentino ha seguito il match di cartello in prima persona (clicca qui)