Quando la fede chiama, risponde don “Fede”: che si parli di sport o di spirito

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Don Federico Fabris ritratto al Menti in tribuna

Gli inni del “Lane” di ieri e di oggi, una maglietta biancorossa amarcord, la fede nei colori della squadra del cuore che si fonde con la fede che permea lo spirito e lo guida. Una non esclude l’altra, assolutamente. Lo garantisce don Federico Fabris, alias “Iron Priest” per chi lo conosce da vicino, sacerdote vicentino cresciuto a Roana che svolge il suo servizio in forza alla “squadra” della Diocesi di Padova. Ma che tifa Vicenza. Da Camporovere al campo di calcio dello Stadio Romeo Menti, poi, è un cross che attraversa gli anni e su cui il “don” dall’alto dei suoi 199 centimetri di altezza ha svettato, facendo decisamente centro.

Vicenza e Padova, dunque, che nel contesto calcistico odierno si può tradurre in “diavolo e acqua santa”, con ruoli interscambiabili a seconda della prospettiva del tifoso che insegue il sogno della promozione in serie B, affare a due tra le due città e club veneti. “Don Fede” porta avanti il suo cammino di sacerdote nella parrocchia di Piovene Rocchette, ma tra le sue tappe quotidiane ci sono l’ospedale di Asiago, dove conforta i degenti con incarico di cappellano, e nelle sue giornate che durano virtualmente 48 ore, riesce a ritagliare lembi di tempo per stare vicino a calciatori e staff del L.R. Vicenza (anche qui come cappellano) e della Nazionale Italiana di Calcio Amputati.

Cosa significhi nel dettaglio essere cappellano all’interno di una società sportiva di serie C, quindi mettendosi a disposizione di allenatore e atleti professionisti, lo spiega a BreakPoint un ex bimbo ora alto quasi 2 metri che sin da piccolo amava correre dietro a un pallone insieme agli amici, e che il calcio lo ha praticato di più in seminario, a Tencarola. Pomeriggi in serie trascorsi tra studio, preghiera e pallone, appunto. Anni dell’adolescenza in cui le avventure del Vicenza Calcio di allora le poteva seguire solo in tv, sempre affascinato dal mito di “PablitoRossi, bomber indimenticato del Lane, e appassionatosi ai biancorossi degli anni ’90 dell’era Guidolin e Ulivieri. Anni che trascorrono, fede calcistica che dentro a don Federico si ritaglia uno spicchio affiancandosi e integrandosi con quella che lo rende uno dei coraggiosi “allenatori di fedeli” che hanno scelto Dio e le persone, come missione. La sua? “Offrire qualche sorriso in più al mondo“, quando possibile.

“Perché ho avuto il pallino di credere che ciò che diceva Gesù Cristo erano cose serie“. Così esordisce nell’ospitata a Schio a casa-L’Eco. Si gioca un po’ a ping-pong pure, parlando di calcio e di religione, e guai solo a dire dal “dal sacro al profano”: lo sport, il calcio come cornice in questo caso, può costituire infatti un esempio straordinario per i giovani, “se vissuta bene uno stimolo sotto tanti punti di vista”. Tanti gli spunti, interessantissimi, e i parallelismi che si toccano tra un assist e all’altro con don Federico Fabris, tra l’altro componente della Selecao, la formazione che riunisce in campo i sacerdoti di tutta Italia, dando vita ad incontri a fini benefici. Poi tanto Vicenza, dai calciatori più amati del passato a quelli più decisivi di oggi nella cavalcata di serie C dei biancorossi. L’intervista nello studio di Radio Eco Vicentino casca proprio dopo il sorpasso del L.R. Vicenza sul Padova in classifica, a quattro giornata dal termine del campionato.


Poi tante curiosità, dalla sciarpa biancorossa con la mitica “R” ricamata nel suo nome, su di lui e del dietro le quinte del “Lane”. A partire da un incontro con Federica Cappelletti, la moglie proprio di Paolo Rossi, dal quale nel 2021 è sortita l’idea di avvicinare il prete tifoso don Federico al Vicenza dal di dentro, vista l’assenza di unafigura di assistente spirituale in casa Vicenza. Un assist “alto”, ricevuto chi con l’Altissimo ha un rapporto intimo, che il prete di Roana traduce nel mettersi a disposizione, umilmente e silenziosamente, nel dietro le quinte dello stadio e degli impianti di allenamento, ma con licenza di tifare a squarciagola ed esultare dalla tribuna!