Donne al bivio: a 25 anni la dura scelta tra carriera professionale e la Nazionale di calcio a 5
Fu vera… Gloria? L’ardua sentenza non sarà data dai posteri, perché Gloria Prando, unica giocatrice veneta nel giro della Nazionale Femminile di calcio a 5, la sua scelta l’ha presa e ponderata per bene: sì al lavoro, no alla selezione italiana “in rosa”. Almeno per oggi. Al massimo un po’ di magone davanti ad un… poster, quello sì, in cui si può rivedere e rimirare con la divisa azzurra addosso.
Niente tournèe in Medio Oriente per la giocatrice padovana di nascita ma vicentina per motivi di studio e di militanza sportiva: la giocatrice di calcio a 5 in forza al Real Grisignano, oggi e domani, non sarà del lotto delle 16 che affronterà l’Iran in due incontri storici molto attesi, a Teheran, vuoi perché i primi fuori continente per l’Italia ma anche per ragioni extrasportive. Gloria siederà sulla sua scrivania al lavoro o sarà comunque impegnata nei suoi progetti professionali. Laureatasi in ingegneria gestionale poco meno di un anno fa (dicembre 2016) a Vicenza, a soli 25 anni si è ritrovata di fronte ad un bivio: rispondere alla possibile convocazione in Nazionale in cui ha fatto presenza fissa da un anno a questa parte – la passione e il sogno di una vita da atleta – oppure dedicarsi alla sua professione di consulente informatico gestionale, vale a dire il “dovere”.
Il gran rifiuto. Un post struggente, di profondo significato, su Facebook, sommerso di likes e commenti, per rivelare ad amici reali e virtuali la decisione di chiudere la sua avventura in azzurro. Un “annuncio” che sta suscitando una riflessione spinosa negli ambienti degli sport non riconosciuti a livello professionistico. “Ci pensavo da un po’ di tempo – racconta a Eco Vicentino l’atleta di Vò Euganeo -, per chi come me porta avanti un percorso lavorativo risulta difficile dare la disponibilità richiesta di una settimana per ogni raduno o torneo. I due aspetti diventano incompatibili. E’ stato un onore giocare in Nazionale, un sogno realizzato ma ho preso una decisione razionale. Va detto che non ero certa della convocazione per le partite contro l’Iran, quando 15 giorni fa mi è stato comunicato di rientrare fra le preselezionate ho preso il cuore in mano e informato gli uffici della Federazione della rinuncia”.
Un atto di responsabilità che si inserisce in un contesto, quello di una disciplina sportiva che nulla ha a che vedere con lo sport professionistico come ad esempio il calcio di serie A, dove non esistono stipendi ma al massimo rimborsi spese: nel calcio a 5 femminile non è prevista alcuna indennità per le atlete convocate e non esistono norme che le tutelino in caso di assenza dal posto di lavoro. In pratica questo “vuoto” si traduce in richiesta di ferie fuori stagione per chi intende vestire la maglia azzurra. “Non vorrei entrare troppo in questi discorsi, come detto prima per me la Nazionale è solo un onore e non do peso al lato economico anche se il problema all’interno del gruppo è stato sollevato più volte. In ogni caso è stata una mia decisione non richiedere giorni liberi ai miei datori di lavoro, ho preferito essere più professionale possibile, anche per rispetto di azienda e colleghi”.
In bilico, tra santi e falsi dei. Tutte le calcettiste – ma anche le calciatrici – sanno bene che il futsal non frutta, in prospettiva, quanto un impiego stabile adesso nel presente, figuriamoci nel futuro. C’è chi, nell’ambiente, propina false speranze, per poi lavarsene le mani quando l’atleta di turno passa dall’etichetta di “fuoriclasse” a comprimaria. Tra carriera lavorativa e sportiva, insomma, prima o poi si giunge ad un bivio. Che per Gloria sono stati due. Già in estate per lei l’occasione della vita, dopo la chiusura dell’esperienza al Futsal Breganze – il club vicentino di maggior livello – sempre in serie A: la chiamata della big Pescara ricca di stelle internazionali, oggi leader in campionato. Qualche tentennamento vista la prospettiva di condividere parquet e spogliatoio con alcune delle star più forti a livello mondiale ma anche qui la ragione prevale. In pratica il livello più alto in assoluto, e vita da atleta semiprofessionista. “Non è stato facile e tante al mio posto si sarebbero mangiate le mani ma ho deciso di rimanere in Veneto e trovare una sistemazione compatibile con lo stile di vita scelto, di cambiare ambiente e la realtà di Grisignano quindi è stata la soluzione più opportuna”.
Tra C5 e religione. Una battuta con l’universale di ruolo su un tema d’attualità, in vista dell’imminente doppia sfida con l’Iran. Non si tratta di una “missione umanitaria”, si badi bene, per chi non bazzica nel C5 va evidenziato come la nazionale asiatica da anni compete fra le dieci più forti del ranking mondiale. Nel recente passato le selezioni di Ucraina e Russia hanno indossato lo hijab – una sorta di copricapo – in omaggio alle avversarie, costrette a coprire la testa nei luoghi pubblici e quindi anche all’interno di un palasport. Ferve il dibattito prima di constatare se anche le tue compagne italiane sceglieranno di presentarsi con una sorta di foulard a copertura della chioma, il tuo pensiero a riguardo? “Non saprei. Si tratta di capire quanto si tratti di un’imposizione per le ragazze iraniane e quanto invece una cosa per loro naturale, che fa parte della loro cultura. Siamo sicuri che poi lo interpretino come un gesto di solidarietà? Magari per qualcuna di loro che preferirebbe per così dire vivere all’occidentale rappresenta una costrizione, una limitazione. Non credo sia necessario indossarlo da parte nostra anche se personalmente, in caso di decisione condivisa, non avrei rifiutato”.
Tra Italia e Veneto. Gloria Prando chiude con tre gettoni di presenza ufficiali collezionati nel Torneo Quattro Nazioni disputati in Spagna nel 2017, oltre ai vari raduni e stage a cui ha partecipato nella fase embrionale di costituzione della Nazionale donne. Scelta definitiva? “Per la situazione attuale sì, ma in futuro non si può mai dire anche se credo non sarà facile poi rientrare nel giro delle azzurre”. E così, per la prima volta, nessuna veneta rappresenterà la nostra regione e il Nord-Est, dopo il recente ritiro di Giorgia Benetti (vicentina doc, atleta di Bressanvido), l’altra giocatrice convocata agli albori del progetto Nazionale Femminile. Cosa ne pensi in ottica locale? “E’ triste, perché contiamo quattro squadre venete su 17 in massima serie e sono tante. Dobbiamo riflettere su come vengono gestite e valorizzate le nostre giovani, stare più attenti a non bruciarle perché di talenti a livello junior non ne mancano”.