Da Valdagno alle tavole di tutto il mondo: la storia (ultracentenaria) del liquorificio Carlotto

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Fior d’Agno, Zabaione, BiancoRosso, Rosolio e Amaro 900. Sono solo alcuni dei prodotti che, nel corso del tempo, hanno contribuito ad edificare la fama del liquorificio Carlotto di Valdagno. Una realtà imprenditoriale avviata nel 1919, e che, nei suoi oltre cento anni di storia, ha guadagnato un diffuso apprezzamento e importanti riconoscimenti. Non solo in Italia. Daniela Carlotto, attuale depositaria di una tradizione familiare sinonimo di qualità ed eccellenza, ne ha ricostruito le tappe salienti chiacchierando con Mariagrazia Bonollo e Gianni Manuel ai microfoni della rubrica di Radio Eco VicentinoParlami di Te“.

Un’avventura, come si è accennato, partita all’indomani della Grande Guerra: “Mio nonno Girolamo – racconta Carlotto – e suo fratello aprirono una piccola azienda produttrice di liquori”. Tale iniziativa potè beneficiare della preziosa eredità di ricette che ancora oggi il liquorificio usa, quelle della famiglia Potepan, di origine ungherese: “Un membro venne a Valdagno per fare il servizio militare. Ci tornò in seguito, perché gli era piaciuto il luogo, è vi aprì un’offelleria per la produzione di liquori per dolci, continuando una tradizione che aveva visto la sua famiglia essere liquorista della casa asburgica”.

Trascorre la Seconda Guerra Mondiale, arriva il boom economico e si approda agli anni Settanta. A questo punto le redini dell’azienda passano nelle mani del papà di Daniela, Giuseppe, che al suo attivo ha un’esperienza di enologo. Era l’epoca, quella, in cui prendeva avvio la grande distribuzione, e un dilemma si imponeva: quantità o qualità? Giuseppe non ha avuto dubbi: “Mio padre – continua Carlotto – non ha voluto rinunciare alla qualità. Non è sceso a compromessi in nome della quantità”.

Una scelta rivelatasi vincente, a giudicare dagli orizzonti che, negli ultimi cinquant’anni, sono stati raggiunti dai prodotti targati Carlotto: “New York e Hong Kong, per esempio. Voglio ricordare che il primo ristorante della Cina comunista, tantissimi anni fa, ha aperto con i nostri prodotti”. Senza dimenticare il successo ottenuto anche in Giappone e nei ristoranti di tutto il mondo. Ma l’anedotto forse più famoso riguarda Buckingham Palace, dove “durante una cena è stato servito il nostro rosolio”.

Si arriva così all’anno 2000, e in casa Carlotto si decide di fare un esperimento: “Non ci credevamo completamente – confessa Daniela -. Abbiamo aperto un negozietto a pochi passi dal locale storico, e lo abbiamo chiamato Carlotto II Le Bontà. Affianco a tutto quello che già offrivamo, abbiamo aggiunto prodotti gastronomici selezionati che fossero particolari, non comuni. Ed è un esperimento che ancora oggi funziona”.

Gabriele Silvestri

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