“800 giorni” del regista Dennis Dellai sbarca a Venezia raccontando il sequestro Celadon
Dennis Dellai con l’ultimo suo film intitolato “800 giorni” riporta indietro di quasi 35 anni la storia della cronaca italiana e la vicenda personale di Carlo Celadon, giovane figlio di un industriale vicentino rapito dalla ‘ndrangheta e rimasto in mano ad una banda di criminali per oltre due anni, nascosto in Calabria. La pellicola sbarca in questi giorni al Festival del Cinema di Venezia, con il giornalista e regista vicentino al “timone” della troupe che ha realizzato il progetto artistico.
Venerdì al Lido la proiezione della “première” all’Hotel Excelsior, prima della distribuzione dell’opera nella sale di tutta Italia, riportando alla luce uno dei sequestri di persona più discussi della storia del ‘900, poi con gli anni relegato nell’oblio e del quale sembrava non ne avessero conoscenza le nuove generazioni. Uno dei motivi per i quali si è accesa nei mesi scorsi la macchina da presa, andando a ritroso nel tempo a partire da quel 25 gennaio 1988 quando ad Arzignano l’allora 19enne Carlo fu rapito in Veneto.
Il ragazzo, figlio dell’imprenditore Candido Celadon, venne poi liberato più di 27 mesi dopo – 831 giorni per la precisione -, ai primi di maggio del 1990, dopo due anni di trattative estenuanti e di continui cambi di nascondigli tra grotte, stalle e anfratti calabresi. Secondo le cronache dei giornali del tempo, fu pagato un (doppio) riscatto di 7 miliardi di lire di allora per la garantirgli l’incolumità e la successiva liberazione. Si tratta della permanenza in stato di sequestro più lunga della storia in Italia. Un’esperienza drammatica su più fronti che coinvolse molteplici istituzioni in quei due anni, e sulla quale non è stata ancora fatta piena luce. Dennis Dellai, caposervizio in Provincia nella redazione del Giornale di Vicenza e che della passione genuina per il cinema ne ha fatto una sua prolifica missione, dopo “Terre Rosse” e “Oscar” propone un nuovo lungometraggio che porterà la prigionia vissuta dal ragazzo dell’Ovest Vicentino sugli schermi e in platea.
Una pagina drammatica della storia d’Italia relegata misteriosamente a storia di provincia una volta conclusa col “lieto fine”, che il 61enne regista vicentino racconta con dovizia di ricerca figlia della sua professione, ispirandosi liberamente alla vicenda Celadon, con tra gli obiettivo dichiarati “di riportare alla memoria una vicenda quasi dimenticata – come rivela in un’intervista al Corriere – . Già allora se ne era parlato meno rispetto al sequestro di Cesare Casella, il secondo in Italia per durata, che ebbe un impatto mediatico molto forte. La nostra intenzione è quella di rievocare un decennio di rapimenti che ha caratterizzato il Vicentino, iniziato con i sequestri degli industriali Pietro Berto e Livio Bernardi, che invece non sono più tornati”.
Il film 800 giorni sarà visibile il 30 settembre al Film Festival di Breganze e in altre sale in attesa di prossima programmazione. Sarà inoltre inserito sulla piattaforma Amazon Prime Video. Lo stesso Celadon ha avuto modo di vederlo in anteprima. Tra gli attori principali che costituiscono il cast si annoverano Matteo Dal Ponte, Marta Dal Santo, Vasco Mirandola e Davide Dolores, Stefania Gori Bonotto, Shamira Benetti, Piergiorgio Piccoli, Marco Volpe, Francesca Tizzano, con la partecipazione straordinaria di Fabio Testi. La produzione è di Progetto Cinema con Pietro Sottoriva Production e il patrocinio della Regione Veneto.
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