“Abbiamo visto le cordate travolte da ghiaccio e sassi”: tre giovani vicentini fra i primi a chiamare i soccorsi

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Sono ancora provati e sconvolti da quanto vissuto ieri, tre giovani scalatori vicentini fra i 22 e i 25 anni (due del Thienese e una del Bassanese), che ieri si trovavano a Punta Penia quando è venuto giù un pezzo del ghiacciaio della Marmolada: hanno visto il dramma compiersi sotto i loro occhi e sono stati fra i primi ad allertare i soccorsi.

“Siamo partiti alle 7,30 dal parcheggio della diga di Passo Fedaia – racconta C.S., il più grande del gruppo – e abbiamo iniziato a salire fino al Rifugio Pian dei Fiacconi, sotto il ghiacciaio, poi attraverso una ferrata siamo arrivati a Punta Penia, a3.342 metri, con l’intenzione poi di scendere per la via normale, quella dove è avvenuto il disastro. Siamo arrivati sulla croce verso l’una, con noi c’erano alcune decine di persone, molti stranieri, e da poco erano arrivate anche due cordate di italiani. Alle 13.44 abbiamo sentito un rombo forte e siccome c’erano nuvole scure intorno, abbiamo anche pensato che fosse il caso di affrettarci a scendere, temendo un temporale. Da dove eravamo noi alla zona in cui il seracco ha travolto gli escursionisti c’era circa un’ora di strada”.

Pochi secondi dopo quel frastuono hanno sentito scorrere una specie di vento. “Da dietro la parete di Punta Rocca, che vedevano dalla cima, abbiamo scorto quell’enorme massa di ghiaccio, bianca e azzurra, saltar fuori e precipitare, sbattendo sul ghiacciaio sottostante. Il blocco si è disintegrato in mille pezzi ed ha travolto tutto verso valle. Insieme ad altri ci siamo sporti, urlando per capire se sotto ci fossero persone, scorgendo delle cordate di escursionisti sparire fra i detriti. Non dimenticherò mai un uomo, con un giubbotto rosso, fuggire dal ghiacciaio ma rimanerne travolto. Ho chiamato il 118, che mi ha passato i vigili del fuoco, ma credo che le chiamate siano state molte, in quel momento. Con noi c’era anche un istruttore Cai che stava per iniziare la discesa”.

Subito dopo, su tutto è calato un silenzio surreale e un senso di spaesamento. Qualcuno fra i presenti ha provato a muoversi verso la valanga, ma ha dovuto desistere per timore di nuovi distacchi. Il terzetto ha quindi fatto la scelta che li metteva in situazione di maggiore sicurezza: ritornare da dove erano saliti. Il tempo di mandare un messaggio (“Se esce la notizia di un crollo sul ghiacciaio di Marmolada noi stiamo bene, eravamo sulla cima a mangiare. Torniamo dalla ferrata perché è più sicuro”) e poi la discesa, con il solo pensiero di chi era sotto la valanga e l’intenzione di tornare alla base per lasciare la montagna libera ai soccorritori. Nessuna voglia di parlare, solo di rimanere concentrati nella discesa, con nelle orecchie il rombo degli elicotteri in azione sul luogo della tragedia.

Un’immagine del percorso sul ghiacciaio, dal sito rifugiomarmolada.it

“Fra Punta Penia e il ghiacciaio – spiega ancora C. S., una grande passione per la montagna, coltivata fin da adolescente – ci son delle piccole ferrate: saremmo scesi di lì e poi avremmo preso la normale, attraversando anche noi il ghiacciaio. Abbiamo realizzato subito che era accaduto qualcosa di grave. Non era un evento immaginabile, sulla Marmolada non è mai accaduto qualcosa di simile. Abbiamo parlato con un esperto del Soccorso alpino della Guardia di finanza: ci ha spiegato come anche loro non ipotizzassero potesse avvenire un incidente del genere, temevano solo che il caldo di questi giorni aprisse crepacci, ma non certo distacchi di questa dimensione”. A volte a C.S. è capitato di rinunciare a salite, perchè la sicurezza rimane la priorità: “Anche noi salendo abbiamo trovato qualche colata di acqua, ma è normale in estate. Prima della disgrazia non abbiamo mai pensato di essere in pericolo. Siamo di fronte a una situazione mai vista e mai vissuta”.

“A passo Fedaia una persona, quando ha visto la nostra auto targata Vicenza, ci ha chiesto se avevamo notizie di una cordata di vicentini, ma purtroppo non abbiamo potuto essere di aiuto. La paura è stata tanta – commenta interrompendosi per la commozione – e continuo a chiedermi cosa possano aver provato quelle persone là sotto. Chi è riuscito a cavarsela è stato davvero molto fortunato”.